“Sono quelle serate che ti porterai dentro per tutta la vita”. E' lo stesso Stephan El Sharaawy a riassumere prestazione, sensazioni ed emozioni della partita contro il Chelsea. Perfetta, se si dovesse utilizzare un solo termine. Due gol, uno più bello dell'altro. The first time, direbbero gli avversari: “La mia prima doppietta in Champions e vittoria con il Chelsea non capitano tutti i giorni”. Terza rete consecutiva, quinta stagionale. Sempre più decisivo in questa squadra che negli ultimi giorni è sempre più El ShaaRoma: “Personalmente è un momento speciale, c'è stato anche il mio compleanno. E' una settimana intensa, piena di emozioni. Sono felice”. Una serenità che traspare anche in campo, sempre più coinvolto dentro gli schemi tattici di Di Francesco. Anche da ala destra, come questa sera. Un ruolo indigesto fino a qualche tempo fa.
“El
Shaarawy non vuole giocare a destra, non riesce ad esprimersi”,
disse lo scorso anno Spalletti. Ora quel lato di campo sembra più
dolce. I gol aiutano, ma quello che sembra davvero cambiato è la
testa di un giocatore mai davvero continuo. Senza Schick, con Under e
Defrel spesso non convincenti, il Faraone si sta conquistando una
maglia da titolare proprio lì, nel ruolo dove la Roma ha cercato per
un'intera sessione di mercato il “colpo”. Il giocatore che
avrebbe dovuto scombinare i piani e gli equilibri. Il “campione”
ce l'aveva in casa, serviva soltanto convincersi. E Di Francesco lo
ha fatto, ha trovato la chiave: “La
testa fa la differenza.
Stephan ha capito che per essere il giocatore che è deve avere
continuità e fare le due fasi in un certo modo. Ha segnato due gol
andando sempre in taglio, cercando la palla che a me piace da morire.
Prima si rintanava sulla riga laterale, ora rientra dall'esterno... e
i risultati si vedono. Ma l’aspetto che voglio sottolineare non è
solo la fase offensiva, ma anche quella difensiva, che lo ha portato a
diventare un giocatore completo”. L'incoronazione
è arrivata, ora serve la continuità. Non per una partita, non per
una settimana. Ma per una stagione intera. Per non far rimpiangere
Mahrez, aspettando Schick e Under. Perché la Roma “il colpo” ce
l'aveva in casa. Bastava convincersi.