Perché quasi tutte le storie, anche quelle più brutte, possono avere un lieto fine. Come quella di Santi Cazorla, che questa sera ha messo fine una volta per tutte ad un'agonia che durava da oltre due anni. Era il 10 settembre 2016. All'Emirates si giocava Arsenal-Southampton, l'ultimo sigillo di Cazorla in una partita ufficiale. In Premier, perché se dobbiamo cercare l'ultimo gol europeo dobbiamo tornare al marzo 2011, contro il Bayer Leverkusen. E Cazorla giocava sempre nel Villarreal. Eh già, perché con la maglia dell'Arsenal non ha mai segnato in Europa.
Stasera il ritorno al gol. Al 96esimo, un calcio di rigore che ha regalato alla squadra spagnola il pareggio in extremis in casa dello Spartak Mosca. Un gol fondamentale, sopratutto per Santi, entrato a venti minuti dalla fine. Per cambiare la partita, per tornare a fare gol, dopo la terribile vicenda che lo scorso mese ha raccontato in maniera dettagliata (e spaventosa): "Sono come un puzzle, ci sono parti di me in posti in cui non dovrebbero essere".
Un'infezione batterica alla caviglia gli ha fatto diventare l'osso come "di plastilina, l'aveva quasi mangiato". La ricostruzione è passata per undici interventi con un trapianto di pelle dal braccio, nel punto in cui c'era (e c'è ancora, ma ormai solo in parte) un tatuaggio. "Prima hanno preso parte della pelle sulla coscia e me l'hanno mesa nel braccio. Questo per coprire l'arteria, perché dovevano prendermi la pelle dal braccio per mettermela sul piede. Così mi hanno fatto un tendine nuovo. Ma il primo a dare la colpa a me stesso sono io, perché ho deciso io chi mi doveva operarmi. Sarei dovuto venire in Spagna dal primo giorno, non posso incolpare nessuno".