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Data: 09/03/2017 -

Milan, Montella si racconta: "Fosse rimasto Mihajlovic forse avrei allenato la squadra in Europa. Spalletti il miglior allenatore mai avuto"

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“Nessun alibi. Ogni componente lavora con serietà al servizio della squadra: il management, la segreteria, l’ufficio stampa, il magazzino, i giardinieri, la cucina. Non c’è niente che non mi piaccia o che non funzioni. Anzi. C’è la grande organizzazione che ho sempre immaginato. La mentalità di chi ha una grande storia e pensa sempre in grande. Una famiglia con tante anime pronte a sostenerti, ho cercato di stare un passo indietro per capire la struttura e i pensieri di tutti. La difficoltà maggiore è stata ricostruire la convinzione dei giocatori. Anche se Mihajlovic ha fatto un buonissimo lavoro: fosse rimasto magari avrei allenato la squadra in Europa”. Entusiasta. Nessun altro aggettivo risulterebbe più appropriato di questo per descrivere il Montella pensiero sulla sua avventura al Milan. Anche se… “Alt. Non mi piace darmi meriti e neppure essere incensato. Non mi do voti, dagli altri mi basterebbe ricevere la sufficienza, un 6: il massimo a cui potevo ambire a scuola”, ha dichiarato l'allenatore rossonero nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

Autocritico. Che però non disdegnerebbe fare uno scherzetto ai cugini dell’Inter: “Arrivare anche un solo punto sopra di loro, che hanno fatto grandi investimenti, mi farebbe piacere. Ma non mi valuto in rapporto agli altri, solo rispetto a quanto faccio con la mia squadra. Mi auguro semmai che il derby riguardi presto zone più alte della classifica. Per l’Europa ci sono diverse squadre: anche l’Atalanta durerà fino alla fine”. Su ciò che non vorrebbe che i suoi giocatori pensassero di lui, invece: “Possono anche dire che non capisco molto di calcio ma non che sono un ipocrita o un falso. Mi spiacerebbe. Sono sempre trasparente, anche con qualche bugia, intesa come bugia a fin di bene: si può mentire senza essere ingannevoli”.

Col caso Bacca definitivamente chiuso: “Chiedete conferma a lui. Le volte che è uscito arrabbiato ce l’aveva principalmente con se stesso. Poi ci ha portato tutti a cena…”. Anche grazie alle ormai celebri cene di squadra: “Da giocatore non amavo le cene di gruppo, vedevo i compagni tutti i giorni... Poi c’è chi ha famiglia, o altri amici. Ma se non è una forzatura, come in questi casi, è piacevole”. Alle quali partecipano tutti, compresi i tanti giovani presenti in rosa ed elogiati pubblicamente da Montella: “Gigio è il più maturo. Locatelli finora ha avuto un grande rendimento anche considerato il rapporto tra il ruolo e l’età che ha. Una lieve flessione è normale, l’importante è che non vada a minare le sue certezze interiori: certe fasi sono più produttive di quando viene esaltata ogni cosa che fai. Lui ha grande equilibrio, in prospettiva potrà fare anche il centrale nella difesa a tre. E anche Calabria saprà dare il suo contributo. Tutte le squadre vincenti della storia hanno potuto contare su un gruppo di giocatori arrivati dal vivaio. Magari è anche per questo che i tifosi sono sempre stati al nostro fianco. Tra gli altri giovani vedo Romagnoli cresciuto nel “mestiere”, Pasalic in prospettiva è il prototipo del centrocampista moderno. Deulofeu ha impressionato per la rapidità con cui si è inserito, senza dimenticare Suso. Mi auguro di essere cresciuto anch’io e adattato alle caratteristiche del gruppo. Se non c’è urgenza di risultati il mio calcio è quello in cui si gioca di più la palla. Alla Fiorentina l’obiettivo era riportare la gente allo stadio e non potevamo che proporre un calcio divertente. Inoltre abbiamo anche ottenuto risultati stratosferici. L’anno più difficile non è certo questo, semmai quello alla Samp, perdevamo quasi sempre… Non credo più ai metodi con cui sono stato allenato io. Per intendersi, niente gradoni. Su tecnica e tattica non si inventa più niente, allora devi curare aspetti diversi come il recupero fisico e psicologico. Yoga, alimentazione, sonno sono aspetti fondamentali. Il mental coach? Quello dei giocatori è l’allenatore, così finisce lui per averne bisogno. Confesso: io mi rivolgo a più di uno. A Milanello passo 7­8 ore, poi ho scoperto l’importanza di staccare e di non vivere con l’ossessione del calcio. Magari sì, lavoro meno di prima”. Unico rimpianto: Niang. “Come Balotelli ha potenzialità enormi, per caratteristiche è forse più adatto al calcio inglese. Si è impegnato molto, anche se a volte in maniera insufficiente. Magari tornerà più forte”. Ma se proprio dovesse scegliere un attaccante ideale per il suo Milan, al Montella giocatore preferirebbe “Van Basten. Io poi da subentrato facevo grandi cose”. Magari pensando un domani ad un’avventura all’estero: “Non avrei difficoltà, penso arricchisca. Certi campionati e certe città mi piacciono più di altre: Londra per esempio… Tra gli allenatori avuti quelli che ho avuto io il più bravo è Spalletti, poteva farmi giocare di più, ma mi ha aperto la mente”. Infine, sull’ex compagno e amico Totti: “Fossi stato il suo confidente lo avrei “costretto” a smettere, l’anno scorso sarebbe stato perfetto. Ma capisco anche la voglia di continuare a regalare emozioni. Le mie gioie invece riguardano i miei figli: sono per prima cosa un papà orgoglioso, poi tutto il resto. Mio figlio Alessio ha appena compiuto 18 anni, ha lasciato il calcio per studiare, non so da chi abbia preso. Ha superato l’esame alla Bocconi, management aziendale. Se sono diventato allenatore è per un suo suggerimento”.



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