Tutti in ritiro, anche chi non l'avrebbe meritato. D'altronde è sempre stato così, nessuna eccezione per Keisuke Honda, una delle poche note positive di questa prima parte di 2016 del Milan. Il giapponese, poi, non è certo uno che si tira indietro quando si tratta di lavorare. "Adesso dobbiamo trovare la chiave per fare un salto in avanti" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Noi avremmo preferito andare a casa. Però qui in ritiro abbiamo tanto tempo per stare insieme, parlarci, allenarci. E spero che gli effetti si vedano contro la Juventus. Tutto è possibile. Anche battere la Juve. Di sicuro è difficilissimo. Per riuscirci dobbiamo credere in noi stessi. La Juve è più forte di noi, ma il Milan ha giocato bene contro Napoli, Roma e Inter. I bianconeri sono la classica squadra italiana. Io preferisco come gioca il Napoli: quello è il mio stile. Tutti i giocatori vogliono giocare la Champions e vincere dei trofei. Ma bisogna guardare la realtà. Non è facile accontentarsi di traguardi minimi, ma adesso dobbiamo conquistare tanti punti. Se potessi scegliere preferirei vincere in Coppa Italia".
Difetti del calcio italiano? "La mentalità: si pensa solo a vincere e di conseguenza si preferisce non correre rischi. E questo ti frena. Nella cultura italiana si è troppo legati ai successi del passato, c’è molta memoria storica. Ma servirebbe un rinnovamento generale come è accaduto in altri campionati europei. Il Milan è in difficoltà da anni? Quando arrivai qui, mi accorsi che non si trattava dello stesso Milan di cui mi ero innamorato in tv. Noi stiamo provando a tornare su quei livelli, ma è una strada lunga. Davanti alla tv io ammiravo non solo le qualità tecniche ma soprattutto quelle caratteriali: il singolo aveva un’identità all’interno del gruppo. A livello tecnico io non sono paragonabile a quei campioni e quindi devo essere ancora più professionale di loro. E’ questa la mentalità che il club dovrebbe trasmettere. E noi giocatori dobbiamo essere capaci di stare insieme e costruire il nuovo Milan. Mihajlovic? E' un allenatore molto attento e onesto. Trasmette fiducia, dà coraggio. La squadra ha bisogno di lui e lui farà crescere la squadra".
L'atteggiamento di Honda è sempre stato apprezzato e sottolineato da tutti gli allenatori del Milan: "Penso che si riferiscano soprattutto al comportamento in allenamento. Quando le cose vanno male, mi concentro su quello che posso fare io per cambiare la situazione. Faccio un esempio: se domani perdiamo con la Juve, la responsabilità è mia, non del mister o di Mario o di altri. Questa è la mia mentalità. Da ragazzo non avevo particolare talento, ma applicandomi tanto sono arrivato in alto. Da oltre 20 anni questa è la mia filosofia. Io non sono scarso, ma non sono un fenomeno. Gioco più o meno sempre allo stesso modo. Ma il vero Honda in Italia non l’avete ancora visto: posso fare di più, non sono soddisfatto. Milan ai vertici in un paio di stagioni? Penso di sì. Ma da quando sono arrivato ripetiamo le stesse cose...". Honda si è riposato durante le ore di svago del ritiro? "No, ho lavorato. Business. Ho curato i miei affari in Giappone, parlato con i miei collaboratori, ho preso contatti per altre iniziative. Ho 110 dipendenti. Mi occupo di Education business, da quattro anni. In Giappone ho 60 scuole calcio, con 80 allenatori e 3.000 bambini tra i 4 e i 16 anni. Poi in Austria ho anche un club di terza divisione".