Ha reinventato il suo Milan in un momento di estrema difficoltà, sfiorando anche il colpaccio all'Olimpico contro la Lazio. Gennaro Gattuso è a tutti gli effetti la vera guida del Milan in una situazione attualmente grave sul piano della disponibilità della rosa. L'allenatore rossonero oggi ha raccontato le sue sensazioni sulla sua esperienza milanista in panchina che ormai dura da un anno intero. Ai microfoni di Milan Tv ha commentato così il suo anno da allenatore. "Mi sembra che ero in visita ai carcerati di San Vittore quando l'ho saputo. Mi sembra sia passato più di un anno. È il quinto anno che faccio questo lavoro. Per me è un sogno, mi sento bene nonostante le difficoltà. Faccio tutto con grande voglia e passione. Nei momenti di difficoltà ho sempre pensato che sono un privilegiato e lo so bene perché ho provato ad allenare tra i professionisti ma in ben altre condizioni. Non mi piace essere considerato come tale. Io devo essere bravo, insieme al mio staff, a preparare bene le partite e a far commettere meno errori possibili ai nostri giocatori. Non mi piace quando vengo considerato un leader, un trascinatore. I giocatori devono essere i leader. Io voglio dare le informazioni corrette a loro per farli rendere al meglio".
Un anno fatto di momenti delicati come questo in cui ha dovuto prendere in mano la squadra, ma anche di grandi soddisfazioni. "Il momento più bello è stato quando abbiamo passato una settimana intera a Roma. Abbiamo vinto con la Roma in campionato e in semifinale di Coppa Italia ai rigori con la Lazio. Siamo stati a Roma tanti giorni insieme, abbiamo giocato e abbiamo lavorato. È stata una settimana bellissima". Sempre a Roma però è arrivato uno dei momenti più brutti di questo anno, quello della sconfitta contro la Juventus in finale di Coppa Italia. "È la partita che vorrei rigiocare. Loro erano un po' in difficoltà e sinceramente ci avevo fatto il pensierino, anche se non stavamo al massimo nemmeno noi. La Juve quel giorno ha fatto una prestazione incredibile e abbiamo commesso qualche errore noi. Quella vittoria ci sarebbe stata utilissima sul piano mentale questo momento storico".
Ma non c'è tempo per pensare troppo al passato, visto che c'è un 2018 da concludere nel migliore dei modi, rimanendo aggrappati a quella zona Champions League che consacrerebbe la sua carriera da allenatore. "Non dobbiamo stare a pensare quante partite mancano. Dobbiamo sbagliare il meno possibile, recuperando le energie e vedendo dove arriveremo prima della sosta. Il fatto che il 60-70% dei giocatori fosse presente oggi a Milanello dimostra la mentalità e il senso di appartenenza di questi ragazzi. Senza questi valori non saremmo riusciti a fare prestazioni così".
Prestazioni messe a rischio soprattutto dai tanti infortuni, una delle piaghe di questi primi mesi di stagione. "Quando ci sono degli infortunati è giusto che se ne parli. È un qualcosa che ci può far crescere e migliorare, perché se abbiamo sbagliato qualcosa lo stiamo valutando. La cosa strana è che abbiamo tre giocatori con lo stesso problema a livello tendineo e tutti nello stesso reparto. È quello che lascia un po' perplessi. Ho pensato anche di far giocare Conti: prima del nostro gol stavo pensando di cambiare Calabria e Borini per far entrare lui e Laxalt. Questo dimostra che sta iniziando a stare bene. Deve migliorare nell'uno contro uno, ma sta migliorando".
Assente nell'ultimo turno anche Gonzalo Higuain, non per infortunio, ma per squalifica, pronto a riformare già dalla prossima partita di Europa League il tandem d'attacco con Cutrone. "Gonzalo giocherà giovedì. Speriamo che anche Patrick recupererà, proveremo a giocare con due punte. Dobbiamo vincere a tutti i costi e fare meno fatica possibile. Pipita l'ho visto tranquillo in questi giorni, sta lavorando con grande serietà. Anche oggi si è allenato nonostante il giorno di riposo".