Vola il Milan, che passa anche a Bergamo. Sette risultati utili consecutivi in campionato, quarta vittoria nelle ultime sei giornate. Adesso il quarto posto è un po' più al sicuro, almeno dall'Atalanta. E il terzo è lì, ad un solo punto: "Ma adesso ci riposiamo un paio di giorni, poi pensiamo all'Empoli - scherza Gattuso nel post gara ai microfoni Sky Sport - dove sta il nostro segreto? Basta vedere il lavoro degli attaccanti esterni per esempio, che vanno ad assorbire i quinti avversari. Fisicamente viviamo bel momento, abbiamo voglia di fare male e bisogna continuare su questa strada".
Tante le difficoltà affrontate da quando siede sulla panchina rossonera, ora si gode forse il Milan più bello della sua gestione: "E' una squadra che si diverte, che sta bene insieme, che ha sempre grande entusiasmo nell'allenarsi a Milanello. Non dobbiamo perdere tutto questo. Abbiamo grande qualità, ma il punto di forza è dato dal fatto che ci stiamo mettendo tutti a disposizione, Questo mi fa piacere. Mancano ancora tante partite, ci sono ancora molti punti a disposizione. Il nostro traguardo è ancora lontano"
Chi sta dando una spinta decisiva al Milan sono Piatek e Paquetà, i cui arrivi hanno scosso i rossoneri: "Devono essere contenti di loro stessi, devono pensare da squadra, non ognuno al proprio orticello - ha continuato Gattuso - se stanno facendo bene è merito anche dei compagni, che stanno facendo grandi prestazioni. E' tutta la squadra che funziona bene, che non molla di una virgola. Siamo stati fortunati sul primo gol, mancavano 20 secondi alla fine del primo tempo. Sennò dopo sarebbe stato molto difficile recuperare. Piatek è un giocatore che vive per il gol, sta facendo molto bene nei movimenti, tecnicamente è super. I gol li fa da otto mesi, siamo contenti di averlo con noi".
Ad essere diverso, probabilmente, è anche il Gattuso di adesso: "L'abbraccio con Calhanoglu dice molto del rapporto che ho con i ragazzi - ha ribadito - è normale che qualcuno mi guardi storto perché gioca meno, ma c'è grande armonia. Il mio obiettivo deve essere quello di portare tutti ad esprimersi massimo. Io da giocatore non mollavo mai, mi punivo da solo, ero esigente. Ecco, forse in questi nove mesi ho imparato ad ascoltare di più chi mi circonda. Forse nei primi anni non mi ero spogliato del tutto dei panni da calciatore. Le dinamiche che ho vissuto mi aiutano certe volte, vado alla ricerca delle mei esperienze. Mi fido dei giocatori? No, mai fidarsi. Li metto alla prova, la fiducia se la devono guadagnare. E' il campo a parlare"