Viso apparentemente sereno a nascondere bene l'emozione, giacca istituzionale, cravatta non proprio annodata alla perfezione. Per la prima da allenatore del Milan, la classica e amata tuta non è consentita. Cristian Brocchi sembra vivere senza particolare trasporto l'esordio in panchina, nonostante i flash siano quasi tutti per lui. Sempre in piedi sì, ma poche indicazioni, per lunghi tratti silenzioso: quello andato in scena al Ferraris non è di certo stato il Milan dei suoi sogni. Normale, più che prevedibile. "Sarei felice di vedere anche solo il 5% di quello che ho chiesto alla squadra", aveva dichiarato Cristian alla vigilia. Accontentato, forse. O almeno in parte. Il suo 4-3-1-2, specialmente nel primo tempo, ha evidenziato come i meccanismi sono ancora tutti da trovare: pochi inserimenti sulle fasce, centrocampo che fatica, Bonaventura spaesato da trequartista, Balotelli e Bacca si cercano di più ma difficilmente si trovano.
Brocchi osserva, attento. Mani sui pochi capelli all'occasione fallita da Bacca, un applauso di incoraggiamento al colombiano dopo un appoggio sbagliato, qualche rammarico in più per la rabona del numero 70 deviata in angolo da Viviano. Passano i minuti, Brocchi inizia a prendere confidenza con il nuovo ruolo: su e giù per tutta l'area tecnica, mani rigorosamente in tasca. Passo veloce, mai nervoso. "Jack, vai dove c'è lo spazio", intuizione vincente. Bonaventura sveste i panni del 'dieci' classico, attaccando le fasce laterali: da una sua discesa sulla destra nasce l'assist per il gol decisivo di Bacca. Il colombiano che Brocchi aveva già deciso di sostituire a favore di Menez. Un segno del destino? Chissà. Troppo frettoloso parlarne adesso. Esultanza contenuta, appena accennata. "Usiamo la testa", il concetto ripetuto più e più volte con il passare dei minuti alla squadra.
Che magari ancora non avrà messo in pratica nemmeno il 5% di quanto chiesto, ma di certo gli ha regalato il benvenuto migliore. Tre punti alla prima come successo a Leonardo all'esordio contro il Siena (1-2) ad Allegri a San Siro contro il Lecce (4-0), a Seedorf contro l'Hellas Verona (decisiva la rete di Balotelli), come accaduto a Inzaghi contro la Lazio (3-1), così lontano dalla sconfitta all'esordio di Mihajlovic a inizio di stagione con la Fiorentina. Dati che potrebbero dire molto o forse nulla. Di certo confermano che al Milan il difficile è confermarsi. E Brocchi ha poco meno di 40 giorni (e una finale di Coppa Italia) per provare a convincere tutti.