Chiamatelo destino, bestia ner(overde) o sentenza: ma affrontare il Sassuolo, per il Milan, ultimamente è stato tutt'altro che impresa semplice. Un tabù doppio da sfatare, per Sinisa Mihajlovic, capace sì di imporsi già in occasione della gara d'andata (destinata a segnare i primi cenni di risveglio della squadra rossonera) ma chiamato anche a non cadere, nuovamente, di fronte ad un curioso déjà vu che ha segnato la storia della panchina milanista nelle precedenti annate.
Panchina da blindare ed obiettivo terzo posto da raggiungere, chiaro, ma non solo. Attenzione, Miha: perchè la squadra di Di Francesco, dal momento della sua prima, storica promozione in Serie A, si è puntualmente rivelata un autentico capolinea per gli ultimi tre allenatori rossoneri. Un viaggio verso l'Europa che dunque, per l'allenatore serbo, passa attraverso uno snodo piuttosto insidioso, con qualche fantasma di troppo aleggiante attorno al Ghostbuster di turno in casa Milan.
Attrezzatura in spalla, aspiratore speciale in mano ed occhi ben aperti, perchè i precedenti contro il club neroverde non hanno decisamente sorriso a suoi predecessori: prima Massimiliano Allegri, sommerso dal poker di Berardi (a proposito di bestie nere...) nel 4-3 di 26 mesi fa ed esonerato dalla guida del club il giorno successivo, tra saluti affrettati e pochi rimpianti; poi, Clarence Seedorf, capace di sigillare sì il campionato con un successo (2-1 con Muntari-De Jong) su Zaza e compagni ma di chiudere virtualmente, nello stesso giorno, la sua brevissima esperienza in rossonero.
Finita qui? Tutt'altro. Perchè il Sassuolo ha segnato, in maniera indelebile e decisiva, anche il declino del Milan di Inzaghi, da capo a coda: entusiasmo post successo contro il Napoli, pari contro la Roma e scintillante amichevole vinta contro il Real Madrid cancellato da Sansone e Zaza a San Siro, con un 1-2 destinato ad aprire una crisi dalla quale i rossoneri non sarebbero mai più riusciti ad uscire. Il 3-2 del Mapei Stadium, nuovamente firmato Berardi, avrebbe poi posto in anticipo la parola fine sul capitolo SuperPippo, con Galliani pronto a volare a Madrid nelle ore successive per tentare l'assalto ad Ancelotti.
Un tris di precedenti che, dunque, non fa certamente ben sperare, e che Mihajlovic ha intenzione di cancellare totalmente: vendicare i propri predecessori, tentare di prolungare la striscia di risultati utili consecutivi a quota 10 e chiudere, in maniera pressochè definitiva, la corsa Europa, portando la sesta squadra classificata ad almeno 9 punti di distacco dalla squadra di Di Francesco. Che sia la volta buona? Chissà. Anche per stringere ulteriormente i bulloni di quella panchina che Sinisa vorrebbe tenersi stretta: scacciando i fantasmi di Sassuolo e puntando ad una riconferma che, solo qualche giornata fa, figurava come pura utopia.