Per un cileno che va, c'è un Gary Medel che arriva. Da Erick Pulgar, il 'Pitbull' ha ereditato la posizione in campo e la maglia numero 5 del Bologna. "È un amico, l'ho chiamato prima di venire qui - racconta Medel in conferenza stampa -. Mi ha parlato della città, davvero meravigliosa. E soprattutto di quanto si mangia bene! Ma la telefonata che mi ha convinto a vestire rossoblù è stata quella di Siniša Mihajlović: un guerriero come me".
E l'allenatore l'ha messo subito in campo, nel derby vinto 1-0 contro la Spal. Ottanta minuti (e il solito cartellino giallo) senza aver fatto neppure un allenamento, soltanto la rifinitura pre-match.Un segno di quanto la sua 'garra' sia fondamentale per gli schemi di Siniša che, ai tempi del Torino, aveva lanciato alla prima anche un altro sudamericano, quel Tomás Rincón che con Gary condivide la leadership e il carisma. Quella volta, i granata pareggiarono 1-1, casualità del destino proprio contro il Bologna, mentre l'esordio del cileno è stato più fortunato: "Abbiamo portato a casa i 3 punti in una sfida molto importante. Non vogliamo porci limiti: dobbiamo guardare più in alto possibile".
Medel arriva a Bologna a 32 anni, dopo oltre 500 presenze fra club e Cile: "Ho chiesto al commissario tecnico della Roja di non convocarmi per queste partite. Avevo bisogno di tempo qui per ambientarmi ed essere al 100 per cento". Con la selezione sudamericana, il 'Pitbull' gioca centrale di difesa "perché non ci sono attaccanti molto alti da marcare. Qua, invece, deciderà Mihajlović. Sono pronto a giocare ovunque, l'ho già fatto all'Inter".
Proprio ai tempi dei nerazzurri, l'allenatore, Roberto Mancini, l'aveva elogiato per il suo cuore: "Nella mia squadra dei sogni, vorrei 24 Medel... Più Messi". Il ricordo di quel complimento lo fa ancora sorridere, anche se - autoironico - il nuovo acquisto rossoblù precisa: "Impossibile. Ognuno ha caratteristiche diverse, l'importante è allenarsi sempre al massimo. Di Medel ce n'è uno solo ed è qui". L'ultima risposta prima dell'allenamento che lo aspetta al centro sportivo di Casteldebole. "È finita la conferenza?", chiede esasperato. Evidentemente, i giornalisti lo pressano più degli avversari.