Una carriera (di gioie) ad ostacoli. Più criticato che osannato, forse. Spesso e volentieri più dai suoi allenatori, che dalle piazze in cui ha giocato. Un cognome dalle aspettative "Maxi" per Lopez. Arma a doppio taglio. La carriera iniziata al River Plate, la stagione al Barcellona. Le parentesi al Maiorca, all'FK Mosca e al Gremio. Le reti al Chelsea e al Santa Cruz. Fuoriclasse, ad un passo dal salto di qualità senza esplodere mai del tutto. Sette anni fa la possibilità di mettersi in mostra nel campionato italiano, a Catania. Con la maglia rossazzurra, da gennaio a maggio, 11 reti in 17 presenze. L'allenatore a lanciarlo? Sinisa Mihajlovic. Dopo due anni staffette di prestiti onerosi. Prima al Milan. Un solo gol all'Udinese - in campionato - e uno alla Juventus nella semifinale di ritorno di Coppa Italia. A fine stagione Galliani non lo riscatta (cifra troppo alta, fissata a 8 mln). Maxi torna al Catania e a luglio passa alla Sampdoria. La rivincita? No. Rottura del menisco e stagione compromessa. Altro ostacolo e fine dei giochi. La valigia sempre in mano e l'ennesimo ritorno a Catania. Rilegato in panchina da Maran - attuale allenatore del Chievo Verona (per Maxi anche un breve periodo veronese) a gennaio l'attaccante finisce per la seconda volta, in un anno e mezzo, alla Samp. In panchina ritrova Mihajlovic, suo attuale allenatore al Toro. Dal 2015, in Piemonte, Maxi sembra aver trovato la propria dimensione ma le aspettative riposte in lui sono tante, anzi "Maxi". Carico di responsabilità e in continua discussione. Questione di chili di troppo.Declassato da Mihajlovic perché fuori peso forma, Maxi non batte colpo. Anzi, sembra incassarli tutti. Del resto, risulta difficile controbattere quando a toglierti il posto è uno che di nome fa Belotti, uno che la scena se la prende da solo, da capocannoniere della Serie A e la toglie a tutti i compagni di reparto della categoria. Non solo a Maxi Lopez. Spirito di competizione e bilancia a sfavore, ma sempre pronto a rispondere presente quando chiamato in causa, Maxi. Come ha fatto domenica scorsa, segnando alla Lazio. Sperando di assicurarsi un posto da titolare contro l'Inter. Contro Icardi, verso il quale sarà diffidente e indifferente. Come tre anni fa, durante il primo siparietto tra i due argentini. Al "Marassi" nel pre gara di Sampdoria-Inter, Icardi porge il suo saluto al collega. Maxi gli nega la stretta di mano (per motivi extra calcistici, ovviamente). Lo scorso aprile la scena si ripete. Il bis prima di Inter-Torino. Durante il rituale dei saluti, Icardi allunga la mano. Maxi Lopez? Ignora per la seconda volta il connazionale e mette la mano sulle sue parti intime. Messaggio recepito, tra tutti gli ostacoli della sua vita questo è quello che Maxi non ha proprio intenzione di superare. Sul campo i due argentini attraversano un buon periodo, entrambi a segno un turno fa. Anche se la tripletta di Icardi ha sicuramente un peso specifico maggiore. Come la voglia di riscatto di Maxi (2 le sue reti stagionali), nonostante gli ostacoli. Nonostante le tante critiche nel corso degli anni, da allenatori e non. Ma Maxi ha sempre preferito rispondere sul campo. Segnando. Come spera di fare oggi, contro l'Inter del vice capocannoniere. Per riscattarsi, almeno sul campo da Icardi (e Wanda Nara). E per dimostrare che le aspettative nei suoi confronti non sono poi così troppo "Maxi".