Vizi e testa calda, bravate e guai all’ordine del giorno. Prendete tutto ciò e mettetelo da parte: l’Edmund Kean progettato da Alexandre Dumas è tutto l’opposto del protagonista di questo racconto. “Genio e sregolatezza” ha fatto la storia del cinema e del teatro. Il palcoscenico, stavolta, è quello del Lecce di Liverani, trascinato in questo inizio di campionato dal suo numero 8: Marco Mancosu. Genio e... regolatezza. Quattro gol in campionato sin qui, assist perfetto per La Mantia ed un eurogol - un altro - stasera per il 2-0 dei giallorossi a Verona.
Alle feste in discoteca preferisce gli amici del bar. Alla casa in centro e tra i negozi, la tranquilla vita di un quartiere più periferico. In campo, però, prende sempre il centro della scena. D’altronde, a pensarci bene, Mancosu e il Lecce un po’ si assomigliano. Arrivati in Serie B mano nella mano, dopo i tanti anni trascorsi in C, entrambi hanno ora voglia di stupire, consapevoli delle loro qualità ma mai tanto sfacciati da cacciarsi nei guai. Coraggiosi, belli e concreti. Ma sempre con la testa sulle spalle.
Cresciuto con Kakà come idolo, e con Nainggolan compagno di squadra, Mancosu in carriera ha giocato un po’ ovunque, dalla metà campo in su. “Principalmente mi sento un centrocampista offensivo, mezzala o trequartista che sia - ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com - Da bambino guardavo Kakà: lo incontrai ai tempi del Cagliari e fu pazzesco. Poi mio fratello (Matteo, gioca in MLS, ndr) l’ha affrontato in campionato e mi ha procurato la maglia. Ho avuto tanti esempi anche al Cagliari: c’era Conti e con lui Nainggolan che, già all’epoca, si capiva che sarebbe diventato un grande”.
Dal Cagliari alla Roma e poi all’Inter il belga; tanta Serie C, dopo le esperienze in B con Rimini ed Empoli, per Mancosu. “In realtà, però, non ho mai avuto sogni troppo ambiziosi. Sono uno con i piedi per terra. Il mio primo vero obiettivo è stato quello di vincere un campionato di C, dopo la penalizzazione che me l’ha portato via a 23 anni con il Siracusa. L’ho vinto con il Lecce e, ora... sono qui a giocarmela!”.
I SOGNI DI MANCOSU: DAL SUCCESSO IN SERIE C ALLA MLS
L’esordio in A per Marco arrivò a 18 anni, con tanto di gol con la maglia del Cagliari nell’ultima di campionato contro l’Ascoli. “Non mi sono montato la testa, sono fatto così e penso sempre al momento. Ancora oggi, non sogno uno stadio o qualcosa in particolare, penso a godermi il presente con un grande Lecce che punta innanzi tutto a salvarsi. Ma non si sa mai: ci potremmo togliere grosse soddisfazioni insieme”. Come il 3-3 di Benevento o il successo di questa sera davanti agli oltre 1200 tifosi giallorossi presenti al Bentegodi: per ora, Lepore e compagni si possono dire soddisfatti.
Anche con la città, Marco ha instaurato un forte legame: “Mia moglie pensa seriamente di rimanere qui per sempre. Mia figlia Gioia, di 3 anni e mezzo, usa già delle espressioni... salentine. Ci troviamo benissimo”. A suon di eurogol – 19 reti segnate con i giallorossi, dall’estate 2016 ad oggi - e di grandi prestazioni, Marco è entrato nel cuore dei tifosi del Lecce. “L’affetto della gente è pazzesco, nel mio quartiere non riesco più a pagare un caffè. L’episodio più particolare, però, risale a quest’estate, quando con la mia famiglia sono andato in America per trovare mio fratello Matteo. Mi sono fermato qualche giorno a Chicago, e lì sono stato ospite di una famiglia leccese, che avevo conosciuto in occasione di un evento in piazza con la squadra. Si sono presentati mentre firmavo autografi, ci siamo tenuti in contatto e... ho mangiato da loro!”.
A proposito di Chicago: gli States sono la grande passione di Mancosu. “Ogni volta che devo viaggiare, finisco lí, adoro l’America da sempre. Quando mio fratello passò dal Bologna al Montreal, io già conoscevo tutte le squadre. Un’esperienza lí, da calciatore, non mi dispiacerebbe. Sarebbe una vita diversa, entusiasmante”. Magari, anche in squadra con Matteo.
LIBRI, FAMIGLIA E PASSIONI
“Con i miei fratelli, finora, ho giocato solo da avversario, che fosse in Serie C o... in cameretta -, per la gioia dei genitori -. Avevamo una bella stanza a disposizione, con un po’ di immaginazione tiravamo su due porte e giocavamo. Una volta spaccavamo un vetro, un’altra le assi di legno del letto...”. Vederli tutti e tre realizzati e tra i professionisti (anche il più piccolo, Marcello, ha giocato in Serie C), in compenso, deve essere stata una bella soddisfazione per papà Mimmo, ex calciatore di Promozione.
Fuori dal campo, Mancosu è un tipo semplice. “Sono il cosiddetto calciatore atipico. Non mi piaceva andare a ballare neppure da ragazzino, amo stare in famiglia e leggere libri. Alcuni mi aiutano nella ricerca della strada da prendere quando smetterò da giocare, altri ad affrontare la quotidianità della vita da calciatore. Ho letto molte biografie di sportivi, una su tutte quella di Andre Agassi”.
Se c’è la possibilità, anche un tuffo al mare non dispiace. “Nel Salento ci sono posti bellissimi, ovunque tu vada. Se ne devo scegliere uno, dico l’Isola Beach di Graziano Pellé. Il posto è bellissimo, poi il cuoco è sardo come me, perciò mi sento a casa!”
Riservato nella vita privata, umile e determinato, Mancosu è diventato, tra trequarti e centrocampo, il jolly di Liverani, che intorno a Marco costruisce le tattiche per affrontare gli avversari. “In estate ho lavorato come mezzala, poi per esigenze tattiche contro il Benevento il mister mi ha messo sulle trequarti, dove di solito gioca Falco. Le cose sono andate bene e con la Salernitana - come anche stasera, d’altronde - ha funzionato ancora. Speriamo che l’esperimento si riveli una scoperta importante”.
Per ora, Marco non ha deluso le aspettative. “Non ho rimpianti e sono felicissimo di come sono andate le cose. Arrivo in Serie B con una squadra che conosco e al momento giusto, mi sento all’altezza della situazione e per me è un momento strepitoso”.
Il presente si chiama Lecce, il futuro magari pure. Se sarà MLS, a Marco andrà bene lo stesso. Per ora, la sua America è il Salento. Il prossimo obiettivo ancora non c’è, la prossima prodezza forse è dietro l’angolo. Marco Mancosu è questo: genio e regolatezza.