Questa volta sì, è tutto vero. Cassano e la Sampdoria, l'ora dei saluti è arrivata. Nove anni e mezzo dopo il primo abbraccio, un'infinità di storie in più da raccontare: tante magie, gol, assist e le immancabili 'cassanate', immagini destinate a restare per sempre nella memoria, e nella storia blucerchiata. FantAntonio e la sua Sampdoria si dicono addio, in un modo che in tanti, Antonio per primo, avrebbero voluto diverso. Lo ha fatto questo pomeriggio, qualche minuto dopo le 18, nello studio dell'Avvocato Roberto Cameranesi, tra un po' di nostalgia e la consapevolezza che questa volta sì, è davvero tutto finito. A restare però, sarà un cassetto pieno di ricordi, pronto ad essere riaperto ogni volta che la nostalgia proverà a prendere il sopravvento. Il primo? Datato 13 agosto 2007. A Madrid, nonostante il gol all'esordio dopo soli tre minuti in Copa del Re al Betis Siviglia e una Liga vinta, le cose non vanno come immaginato. Dopo un anno e mezzo in Spagna è tempo di tornare in Italia: a puntare su di lui la Sampdoria del presidente Riccardo Garrone, in panchina Walter Mazzarri. Niente gol all'esordio questa volta, il derby col Genoa finisce zero a zero. L'appuntamento con la prima rete maglia 99 blucerchiata sulle spalle però è rimandato solo di una settimana, contro l'Atalanta, a pochi minuti dal suo ingresso in campo la prima esplosione di gioia del Ferraris targata Cassano. Stop di petto su assist di Volpi e destro che s'insacca alle spalle di Coppola. Maglia che prende il volo, Antonio pure: Cassano is back.
Da lì in poi, quarantuno magie, innumerevoli assist e tante emozioni da far vedere e rivedere ai piccoli Christopher e Lionel, i figli avuti da Carolina Marcialis, l'altro regalo avuto dalla sua Genova. Città alla quale lui invece ha scelto di regalare le sue magie in campo: la serpentina nel Derby di Maggio, quello vinto col suo gol di testa. La rete a Chimenti da centrocampo e la palla all'incrocio contro l'Inter, con quel "io resto qui" a fare esplodere Marassi. L'altro "io resto: per il presidente Garrone, per la mia gente, i miei compagni, ma anche e soprattutto per me stesso..." dopo gli attriti con Delneri e le visite con la Fiorentina già fissate. È il gennaio del 2010. Poi l'intesa con Pazzini, l'assist di Roma, la qualificazione ai preliminari di Champions: con la festa in campo con i tifosi e il balletto col presidente Garrone negli spogliatoi, sulle note di 'Non succederà più'. E poi le cassanate, immancabili: le lacrime per il giallo con la Fiorentina e (diffidato) l'impossibilità di affrontare la sua Roma, la maglietta lanciata a Pierpaoli dopo l'espulsione contro il Torino, la 'leggenda' dei giri di campo (in macchina) a Bogliasco con Delneri, fino ad arrivare a quella più grande di tutte, il litigio e gli insulti a Bogliasco con Riccardo Garrone. E' il 26 Ottobre 2010. Data che Antonio non scorderà più, il rimpianto più grande della sua carriera rimarrà sempre e solo quello. "A distanza di anni - dirà poi - non me lo perdono ancora". Troppo forte il dolore del numero uno di Corte Lambruschini, che dopo averlo accolto come un figlio lo allontana. Valigia pronta, Antonio si mette in viaggio destinazione Milano, poi Parma. Il sogno nel cassetto, sempre più ad occhi aperti, è sempre e solo quello: tornare alla Sampdoria. Come sempre la stessa è la chiamata tanto attesa. Telefono sempre lì, pronto a riceverla.
"Carolì é suonato?". È l'inverno del 2015, Carolina a rispondere ci mette un po' perché ora oltre ad Antonio deve prendersi cura di Christopher e Lionel, i loro gol più belli. "Antonio vedi un po' che c'è una chiamata". Quella (quasi) giusta, finalmente: sembra tutto fatto. Sembra, appunto. Perché Mihajlovic dice di no. Nel frattempo Antonio lascia il Parma, rinunciando all'ingaggio e senza avere alcun accordo in mano con altre squadre. Intanto in panchina non c'è più Sinisa ma Walter Zenga, i dubbi restano. Ma anche voglia e volontà del presidente Ferrero di regalare ai tifosi di nuovo Cassano. Settimane di contatti, telefonate, accelerate e poi frenate. Arriva l'attesissima fumata bianca: accordo raggiunto, ecco la firma e sogno custodito per cinque lunghissimi anni nel cassetto diventato realtà. È l'estate del 2015. Con lui torna anche il fedelissimo Agostino Tibaudi, il preparatore atletico che lo aiutò a tornare al top dopo Madrid. Biennale pronto, Ferrero annuncia: "Non lo prendo per due anni, ma per farne la nostra bandiera". La Genova blucerchiata è pronta a riabbracciare il suo Campione, Antonio a coronare il suo sogno. "Carolì, la chiamata è arrivata, prepara le valigie. Finalmente torniamo a casa!".
Il ritorno però non è quello immaginato: il feeling mai sbocciato con Walter Zenga, la squadra che chiude il campionato (con Montella in panchina) con i pesanti ko con Genoa e Juventus. Ed è proprio il post derby l'inizio della fine dell'avventura in blucerchiato: duro, durissimo, troppo per i vertici della società del presidente Ferrero lo scontro verbale a caldo con l'Avvocato Romei negli spogliatoi di Marassi. È l'ultima Cassanata, o forse no, è stato solo un tentativo di difendere i compagni e lui stesso dopo una sconfitta pronta a lasciare più di un segno. Il primo, il telegramma con la "risoluzione immediata", come previsto anche dalla clausola 'anti-cassanate' presente nel contratto del barese. Documento pronto e già inviato, poi rientrato: pace fatta con Romei, sembrava. E invece la strada verso la separazione era ormai segnata. Ferrero che alla presentazione di Giampaolo annuncia il progetto sui giovani, Cassano che "non ne fa parte, troveremo la soluzione più giusta per tutti". L'appuntamento all'Ac Hotel per discutere di un addio anticipato, Antonio che ancora una volta dice: "Io resto, anche come ultima scelta", convinto di potersi guadagnare il posto sul campo.
Dove a inizio ritiro il 99 si presenta in forma, anzi in formissima. Grazie, anche, alla 'personal trainer' Carolina, che si allena con lui invece di passare in spiaggia le vacanze. Il ritiro di Bardonecchia, poi quello di Acqui Terme: ultima apparizione (e ultimo gol nell'amichevole contro la Primavera) di FantAntonio assieme ai suoi compagni e davanti ai suoi tifosi. Poi il gelo. Antonio che non parte per la tournée spagnola, l'uscita dalla lista dei venticinque e gli allenamenti a Bogliasco da solo prima, con la Primavera di Pedone poi. Ultime tappe di una storia che per molti avrebbe meritato un finale diverso: "Ma ora sto bene, mi diverto con i ragazzi e sono felice - le parole di Antonio pochi giorni fa dal piazzale del Mugnaini - La Cina? Che ci vado a fare lì? Ora torno a casa dalla mia famiglia, è un giorno felice per me. La risoluzione del contratto? L’ho chiesta, attendo che mi facciano sapere". Attesa finita, ora è ufficiale. Cassano lascia la Sampdoria, questa volta senza ritorno. A restare, però, saranno le immagini delle sue incredibili magie in campo: la serpentina nel Derby di Maggio, quello vinto col suo gol di testa. La rete a Chimenti da centrocampo, la Champions e... tante, tantissime altre. E poi le 'cassanate', a mancare saranno anche quelle. Perché Cassano è così, o tutto o niente. Prendere o lasciare. E chi lo ha amato lo ha fatto senza alcuna condizione, rapito da quello che sapeva regalare in campo. Gioie, emozioni e... sorrisi. Come quello col quale Antonio oggi ha salutato la 'sua' Sampdoria, per un futuro ancora tutto da scrivere. Nel cassetto, niente più sogno di ritornare, ma tanti ricordi ed emozioni da raccontare. E da rivivere, ogni volta che la nostalgia proverà a prendere il sopravvento: perché le storie possono anche finire, ma la magia di quello che hanno saputo regalare è pronta a resistere allo scorrere del tempo.