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Data: 19/05/2017 -

L'uragano colpisce anche il Leicester e prenota il titolo di capocannoniere: Kane, questione di maturità e feeling con Pochettino

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Il solito uragano. Di nome e di fatto, Harry Kane. Quello che con la maglia degli Spurs non si ferma mai. Gol dopo gol. Gli ultimi quattro al Leicester tutti in una volta, tanto per ribadire nuovamente chi comanda tra gli attaccanti di Premier. Prenotato il secondo titolo consecutivo di capocannoniere: 26 in 29 partite con Lukaku (24) e Sanchez (23) superati grazie al poker di serata. 32 reti stagionali e terzo anno di fila in cui supera i 20 gol. 92 in 162 partite. Niente male, o meglio, tanta roba. Ah, quasi dimenticavamo… 23 anni. Azzardiamo: e non sentirli. “Nel calcio bisogna crescere velocemente e in genere si matura prima di altre persone della tua età. Ho 23 anni ma mi sento più vecchio e sto alla grande”. Parole che rispecchiano in pieno il suo modo di essere: tipo tranquillo e senza grilli per la testa, Kane. La passione per il golf, per l’NFL, per i suoi due cani e poco altro. Testa sulle spalle e dedizione al sacrificio. La nascita ad inizio 2017 della piccola Ivy poi, l’ha responsabilizzato ulteriormente. Che la maturità di Kane invece non abbia niente a che vedere con l’età anagrafica è un dato di fatto testimoniato dalla precocità con la quale ha svestito i panni da giovane promessa per indossare quelli da trascinatore. Del Tottenham e della Nazionale inglese. Merito anche di Pochettino, capace di metterlo ulteriormente al centro del proprio progetto. Tra i due è scattata la scintilla giusta fin da subito. "Parliamo di tutto, anche di com’è essere padre visto che lui ha due figli. È veramente un grande: se ho dei problemi fuori dal campo o personali, mi aiuta ad affrontarli”. Un rapporto pazzesco riflesso nei risultati: un secondo posto con la consapevolezza che di fronte al Chelsea di Conte quest’anno più di così proprio non si poteva fare. Il dubbio che con un Kane arruolabile per l’intera stagione sarebbe potuta andare a finire forse diversamente però persiste. I due infortuni alla caviglia destra hanno parzialmente pregiudicato l’annata dell'inglese pesando come un macigno. Pochettino e tutto il Tottenham recriminano, e non poco. Il primo a settembre dopo la vittoria per 1-0 sul Sunderland l'ha costretto ai box per 49 giorni saltando così 8 partite; il secondo a metà marzo dopo il match di FA Cup contro il Milwall che ha regalato agli Spurs l'accesso alle semifinali sembrava anche più grave: lesione ai legamenti della solita caviglia. L'ipotesi di una stagione finita prematuramente era più che concreta ma il classe '93 con un recupero lampo in 29 giorni ha stupito tutti. Ancora un volta. E comunque il secondo obiettivo stagionale dopo la Premier, ovvero “terminare il campionato davanti all’Arsenal”, è stato ampiamente raggiunto. 83 punti contro 72: quanto basta per regalare un sorriso agli Spurs. Per quanto riguarda il titolo di campioni invece ci riproveranno sicuramente nella prossima stagione. Quando l’uragano Harry Kane si abbatterà nuovamente sulla Premier, dove con tutta probabilità il solo titolo di capocannoniere non gli basterà più.



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