Con l'arrivo in panchina di Igor Tudor al posto del dimissionario Sarri, la Lazio ha ufficialmente cominciato un nuovo ciclo. Dopo la vittoria per 4-0 ottenuta dalla sezione femminile contro la Freedom, il presidente biancoceleste Claudio Lotito ha commentato la situazione in casa Lazio ai microfoni ufficiali del club.
Lazio, l'intervista di Lotito
Dopo aver commentato la vittoria della sezione femminile, il presidente biancoceleste ha parlato della posizione in classifica della prima squadra, attualmente 9ª: "Io sono fiducioso, lo dico con tutta onestà. L'ho detto ieri introducendo il mister e ho fatto alcune considerazioni. La scelta che ho fatto è stata una scelta chiaramente non programmata, ma nel momento in cui si è verificata la situazione di emergenza, atteso che l'allenatore se n'era andato dando le dimissioni, ho fatto una scelta ponderata. Ne sono convinto, poi lo vedremo col percorso in campionato e soprattutto anche l'anno prossimo, perché ho preso un allenatore, come ho detto prima, determinato, volitivo, che vuole vincere, con bastone e carota, che serve nel calcio. Lo dico per esperienza, in 20 anni penso che qualcosa nel calcio abbiamo fatto. Io la Lazio l'ho presa nel 2004 e vantava debiti per 550 milioni, ne fatturava 84 e ne perdeva 86,5. Oggi è una realtà sotto gli occhi di tutti dal punto di vista infrastrutturale, abbiamo fatto grandi investimenti. Adesso partiamo coi lavori dell'Academy e diventerà una cosa particolare, perché verrà edificata anche una chiesa, una scuola, parte lo studentato... Insomma, tutta una serie di situazioni. Questo perchè voglio creare una catena organizzativa che parte dalla scuola calcio alla prima squadra. Tutti devono avere le stesse potenzialità organizzative e infrastrutturali. Poi dopo sta a loro valersi e poter esprimere tutte le loro potenzialità".
Proprio in ragione di queste strutture, deve però aumentare la responsabilità: "La scelta di Tudor non è stata a caso, né dettata dell'emergenza. È stata una scelta da parte mia ponderata, perché ritengo che lui sia la persona giusta dal punto di vista caratteriale, professionale, tecnico e tattico. Secondo me può mettere in condizione la squadra di riacquisire quella certezza nei propri mezzi e soprattutto nelle proprie potenzialità. Perché in alcune partite la squadra si è smarrita, magari con le squadre fortissime abbiamo ottenuto dei grandi risultati e con le squadre meno forti abbiamo perso. Quindi c'è qualcosa che va corretto all'interno e soprattutto vanno responsabilizzati i singoli giocatori, perché la Lazio è un punto d'arrivo, non di partenza, e sicuramente oggi è riconosciuto da tutti. Lo stesso allenatore lo ha detto: non si può rinunciare a una squadra come la Lazio e soprattutto, dopo che ha visto tutta la struttura, ha detto: 'Io non credevo una cosa di questo genere, nessuno lo sapeva'. Voglio dire, c'è qui una mentalità che vuole che venga trasmessa, partendo dall'organizzazione, e che deve arrivare poi ai risultati sportivi. Purtroppo in campo non ci vado io. Mentre io sto qui e controllo tutti i lavori e anzi sono un po' l'ideatore di certe cose, sul campo poi ci vanno loro, quindi io l'unica cosa che posso fare è mettere a disposizione dei giocatori che, convintamente, vogliono svolgere questo ruolo all'interno di questo club. Poi purtroppo le partite sono una storia a sé e allora io penso che un allenatore come Tudor possa riportare quella voglia e quell'orgoglio di appartenenza ai giocatori".
Lotito ha chiuso parlando nel dettaglio delle qualità del nuovo allenatore: "In Tudor ho intravisto il mio carattere. È una persona innanzitutto vera, cosa molto difficile, perché sono tutti sovrastrutturati, cercano di nascondersi e crearsi gli alibi. Tutti quanti, a partire dai giocatori e anche gli allenatori. Se voi vedete fanno giocare magari le persone che hanno il nome, così possono dire di avere la coscienza a posto anche se in quel momento magari le persone non stanno in condizione di poterlo fare. Questo è un errore, perché è un segnale sbagliato che viene mandato alla squadra. Io l'ho sempre detto a loro: deve giocare chi è più in forma. In relazione all'avversario, perché poi la squadra va modellata pure in rapporto all'avversario. Infatti ieri Tudor l'ha detto in modo chiaro: giocare bene, sì, ma a me interessa vincere. Perché se tu giochi bene e perdi che senso ha? Questo è un gioco dove conta chi vince, sennò dove si va? E io penso che adesso ci sono le condizioni, se la squadra si mette a disposizione, come la femminile e come l'allenatore. Hanno creato un tutt'uno e c'è un clima bellissimo. E infatti un paio di giorni fa ho detto alla squadra di prendere esempio dalla femminile, dal loro atteggiamento".