Tornare a giocare dopo un lungo periodo lontano dai campi deve essere una sensazione strana e bellissima, che solo chi ha vissuto può provare a raccontare. Tornare a segnare, ad essere decisivo per la propria squadra dopo un calvario di cinque anni è certamente ancora più incredibile. Emozioni che Ched Evans avrà provato sabato scorso nella gara contro il Colchester United, nel primo turno di FA Cup. Il gol con il Chesterfield (League One) non è il primo in stagione, non è una grande notizia che un attaccante di 27 anni con un passato al Manchester City continui a segnare. Quello di sabato è però il primo gol dopo l’assoluzione totale dall’accusa di stupro. Nel 2011 la denuncia, poi la condanna e i due anni in carcere. Nel 2014 il ritorno in libertà dopo aver scontato metà della pena. Evans non ha voluto rassegnarsi ed ha provato subito a rimettersi in gioco nonostante il processo fosse ancora concluso.
Il lungo periodo di inattività e i pregiudizi non lo hanno fermato, quattro anni dopo il Chesterfield FC gli ha dato una seconda opportunità. A 27 anni il gallese è tornato ad essere un calciatore; quattro gol in campionato e uno in FA Cup sabato, per chiudere il cerchio. Un mese fa Evans – che si è sempre dichiarato innocente - è stato definitivamente assolto e dichiarato non colpevole per i fatti del 2011. La fine di un incubo che lo ha tenuto lontano dal suo mondo per quattro anni. “Chi gli restituirà la sua carriera e la sua reputazione?”, si chiedeva su twitter Joey Barton, altro giocatore con un passato in galera. Il gallese non è certo il primo calciatore ad avere avuto problemi con la giustizia: quelli di Jermaine Pennant, Troy Deeney e Jamie Vardy sono altri casi divenuti famosi negli ultimi anni, solo per restare in Inghilterra; Adam Johnson si trova oggi in carcere per un’accusa simile a quella rivolta ad Evans. Alcuni hanno dovuto dire addio alla carriera, altri hanno trovato la forza di rialzarsi.
Soltanto a questo ha pensato Evans sin dal primo giorno di libertà. Voleva tornare a vivere e a giocare normalmente, anche se il periodo di inattività lo ha costretto a scendere di livello. “Non posso essere ipocrita – ha detto il ct del Galles Coleman a chi gli ha chiesto cosa pensasse di lui – sono successe tante cose a questa Nazionale e il ragazzo ha perso molto tempo… Il suo livello non è più quello di una volta, ci sono tanti calciatori che meritano più di lui di essere convocati”. Difficile dunque rivederlo con la maglia della sua Nazionale, almeno in tempi brevi. Coleman è stato chiaro. Evans è abituato a ricevere porte in faccia ma la possibilità di respirare di nuovo il calcio è uno stimolo per non fermarsi e riprendersi tutto ciò che ha perso in questi anni. Anche se in campionati minori, anche senza la maglia dei Dragoni ma da uomo libero e innocente. Continuando forse a sognare il ritorno in Premier League ora che allenamenti e partite sono (di nuovo) il suo unico pensiero.