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Data: 11/03/2017 -

L’idolo Ibra, i consigli di Ferguson ignorati, il Novara. La nuova vita di Macheda: “Gli infortuni mi hanno ammazzato. E avrei dovuto ascoltare Sir Alex, voleva proteggermi”

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Fragorosa. L’esplosione quanto la caduta. Perché dopo un inizio di carriera così tutti si aspettavano tanto da Federico Macheda. Troppo, forse. Non è stato facile per lui. Aggiungeteci poi alcune scelte sbagliate e tanti, troppi infortuni ed il dado è tratto. Di una cosa Kiko però è certo: non si è mai montato la testa, come qualcuno può aver pensato. Di caz**te ne ho fatte tante ma sfido a trovare qualcuno che non le abbia fatte – afferma ridendo con spontaneità -. Certamente fuori dal campo ho sempre vissuto in modo pacato, a maggior ragione ora che ho trovato la tranquillità giusta con la mia ragazza, Martina, e mio figlio, Lorenzo. Cercare di essere un buon padre è la mia priorità”.

Serenità e testa sulle spalle. Dal tono di voce deciso si percepisce come sia pronto ad iniziare un nuovo capitolo della sua vita. E noi a dare il via alla seconda parte della nostra intervista, sempre in esclusiva per Gianlucadimarzio.com. Non mi sono mai sentito arrivato. Fare parte di una squadra del genere mi rendeva felice e sicuro ma senza grilli per la testa. Dopo i primi due anni ho cominciato ad avere troppi infortuni e ho sbagliato scelte nei prestiti. Non avrei mai pensato di lasciare lo Utd perché ero nella società più importante del mondo e i Red Devils rimarranno per sempre una parte di me, anche perché lì ora c’è il mio idolo di sempre: Ibra. Ammetto però che non ci tornerei: con lui in squadra non giochereri mai”, battuta pronta e risata contagiosa. Anche se un attimo dopo il tono di voce cambia. Ripensandoci forse, in lui è subentrata un pizzico di amarezza per come è andata a finire. Impossibile biasimarlo. Però in quel momento Kiko aveva bisogno di una nuova sfida. E delle giuste motivazioni. Magari nella sua Italia, che non aveva ancora fatto in tempo a conoscere da professionista: Mi volevano tantissime squadre in Premier, l’Everton su tutte, ma anche dalla Serie A. Mi piaceva l’idea di andare alla Samp e di tornare in Italia: dicevo tra me e me ingenuamente ‘faccio sei mesi e poi torno’. Si è rivelata una scelta sbagliata visto che è stata l’annata più storta degli ultimi 30 anni di Samp. Poi ero giovane e si aspettavano tutti tantissimo perché arrivavo dal Manchester. A 19 anni però non avevo ancora quell’esperienza che mi avrebbe permesso di far la differenza. Avrei dovuto ascoltare Ferguson: Sir Alex mi disse di restare in Inghilterra dove mi avrebbe protetto e dove, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe messo una pietra sopra; cosa che invece non poteva fare in Italia. Eppure, sembrerà strano, ma la scelta della Samp la rifarei!”.

Sincero, Macheda. La sua espressione rivela come Genova gli abbia lasciato qualcosa dentro. Una tappa fondamentale per la sua crescita anche se non riuscì mai ad esprimere tutto il suo potenziale. Decidendo così di chiudere anche successivamente il capitolo Serie A quando “mi voleva fortemente il Palermo e avevo altre offerte dalla Serie A ma ho preferito tornare in Inghilterra”. Dove però realizzò - non senza dispiacere - che avrebbe dovuto costruirsi la carriera lontano da Old Trafford. Lo spazio per lui si era ridotto sempre più. Prova di maturità di fronte all’amarezza più grande: “Quando stava per terminare il mio contratto allo Utd volevo andare via perché avevo bisogno di trovare continuità. Ferguson non c’era più e con Moyes era cambiato tutto. Volevo proseguire per la mia strada e dimostrare quanto valessi, come ho fatto a Birmingham quando segnai 15 gol. Mi sentivo bene. Poi i troppi infortuni mi hanno ammazzato. Non ho mai avuto la possibilità di fare un anno senza problemi fisici”.

QPR, Stoccarda, Doncaster, Birmingham, Cardiff, Nottingham Forest: il leitmotiv è sempre il solito. Più apparizioni in infermeria che in campo. Fino alla fine dell’incubo. L’operazione alla schiena e la luce in fondo al tunnel. Quando svincolato e senza un contratto, non si è mai perso d’animo aspettando la soluzione più giusta per lui, anche su consiglio di Sir Alex Ferguson. Individuata a fine a dicembre nel Novara dopo numerosi corteggiamenti da parte di altri club di Serie B e non solo: Avevo tante offerte dall’Italia e dall’estero, dove magari avrei guadagnato di più giocando in campionati meno competitivi. Ma ho voluto rimettermi alla prova e Novara si è rivelata la scelta più giusta per me. Mi trovo bene e stiamo facendo benissimo. se la squadra fa bene vuol dire che ho fatto bene anche io. Cerco di dare il massimo ogni giorno e preferisco guardare il presente piuttosto che il futuro. Poi si vedrà. Le proposte da altre squadre di B non mi convincevano al 100% e dopo aver parlato col direttore ho subito dato mia disponibilità, mi ha convinto all’istante. Circolava questa voce del provino col Bari ma ‘provino’ è un qualcosa che per come sono fatto io non esiste. A Bari poi c’era una situazione particolare: non c’era posto in lista e non volevo aspettare altri due mesi prima di scendere in campo”. Focalizzato sull’obiettivo. E deciso a riguadagnare tutto il terreno perso. Perchè dopo aver iniziato da così in alto, ora la scalata riparte dal basso. È tempo dei saluti. Un “in bocca al lupo” e via, la nostra Macheda story finisce qui. Eppure, a riguardarlo mentre si dirige all'allenamento è come se il tempo non fosse mai passato. Fermandosi per sempre a quel gol di 8 anni fa che fece inchinare Old Trafford ai suoi piedi.



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