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Data: 06/11/2017 -

"Leader silenzioso in campo, fuori un amico vero": Marco Nappi ricorda 'Il Capitano' Gianluca Signorini

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Un vuoto incredibile, difficilissimo da colmare. È quello lasciato nel cuore di tutti quindici anni fa da Gianluca Signorini, andato via troppo presto dopo una lunga e terribile battaglia contro 'la Stronza'. Pisa, Parma, Roma (tra le altre), soprattutto Genoa per il libero maglia rossoblu tatuata sulla pelle e fascia al braccio. Quella del capitano, 'Il Capitano' come ancora oggi lo ricordano tutti dalle parti di Genova. "In campo, ma soprattutto nella vita. Dov'era divertente, gli piaceva sempre scherzare. Sul terreno di gioco invece diventava più silenzioso, serioso: era il classico professionista, testa bassa e lavorare. Un soldato, ma finito l'allenamento era tutta una battuta". Ricordi ed emozioni firmate Marco Nappi, compagno di Signorini al Genoa, affidate a Gianlucadimarzio.com nel giorno della ricorrenza della scomparsa di Gianluca.

"Un momento terribile, quanto manca. Io e lui poi stavamo sempre assieme, con le mogli e i bambini. Era il classico leader, un tipo di giocatore che nel calcio di oggi manca. Era tutto diverso, adesso i calciatori fanno più una vita per conto loro: noi avevamo il mercoledì libero e lo passavamo assieme, eravamo tutti giovani, appena sposati". Sei gli anni di differenza tra Marco e Gianluca. "Quando arrivammo assieme al Genoa io ero un ragazzetto che ne veniva da Arezzo, lui era già stato a Roma, Parma: era da subito diventato un riferimento per tutti". Leader silenzioso in campo, esempio da seguire fuori. "Dove trascorrevamo ore e ore a tavola a ridere e a chiacchierare. Andavamo sempre al Bai, a Quarto, un locale che stava vicino a casa sua dove abitava anche Caricola: ricordo che facemmo anche un ultimo dell'anno li, eravamo già tutti in tuta perché a mezzanotte e mezza dovevamo scappare per andare in ritiro ad Arenzano". Il pallone, amore di una vita.

"Sempre a corrergli dietro, una volta poi: era giovedì, solita partitella in famiglia. Io attaccante, lui difensore, quando passavo dalle sue parti mi doveva marcare. Prendo la palla, gli faccio un mezzo numero e me ne vado lasciandolo li. Sento Scoglio che fischia, mi prende e mi spedisce nello spogliatoio dicendomi 'Non puoi fare una cosa così a Gianluca', e io via senza dire niente e senza capire cosa avessi fatto. Mi raggiunge Gianluca e mi dice: "Ma che hai combinato Marco". "E che ne so, - gli rispondo - chiedilo a mister Scoglio", e giù a ridere. Questo per far capire anche quanto il Professore fosse legato a Gianluca, non permetteva gli 'mancassimo di rispetto' neanche con una giocata".

"Il ricordo più bello in campo? Ne ho tantissimi, ma dico un'intera stagione. '88-'89: vincemmo il campionato, tante partite belle, abbiamo gioito e festeggiato tante volte. Con lui, Bortolazzi, Ruotolo nacque un un bel gruppo, era un calcio diverso". Poi le strade che si dividono, che si incrociano di nuovo nella stagione '93-'94. E la malattia. "Rivederlo che non stava bene è stato toccante e duro, per non mancare alla partita organizzata al Ferraris nel 2001 chiesi un permesso all'Atalanta dove giocavo". Impossibile mancare. "Non potevo. Ragazzi come Gianluca ti rimangono nel cuore: non solo per quanto fatto in campo, ma soprattutto per tutto quello che c'era fuori. Ogni occasione era buona per passare del tempo assieme, vivevi insieme anche il tempo senza pallone e per me era determinante per fare meglio anche in campo. Di amici nel calcio ne incontri due o tre nell'arco di una carriera, lui era uno di questi:anca avvero tantissimo, ma lui è sempre con noi". Nel cuore di chi lo ama. Del Genoa, che ha ritirato subito la sua maglia numero 6 e gli ha intitolato il centro sportivo di Pegli, e che oggi lo ha voluto ricordare così: "Tu sei dentro la nostra storia, fai parte dei nostri colori. Ciao Gianluca!" il post a tinte rosse e blu. E in quello dei tifosi, che non hanno mai smesso di ricordare il loro Capitano. Gianluca Signorini, leader silenzioso sorriso sempre in faccia. Pezzo indelebile della storia del pallone.



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