E chissà come sarà lui domani, su quali strade camminerà, cosa avrà nelle sue mani. Si muoverà e potrà volare, nuoterà su una stella. Futura, Lucio Dalla. Un inno, se vogliamo, a quella componente ineliminabile della nostra vita, che talvolta aspettiamo con speranza, talaltra ci angoscia. Futur-o, quella specie di entità così astratta e complessa da sfuggire a qualsiasi tipo di definizione, empirica e non. Il futuro siamo noi, sono le nostre azioni. Che lo modellano, lo definiscono. Il futur-o è regalare una possibilità a chi altrimenti non potrebbe averla, il futur-o è inseguire i propri sogni, le proprie passioni. E’ non aver paura di rinunciare a tutto per fare una cosa che ti fa star bene, che ti fa andare a letto stanco, ma felice e ti fa svegliare col sorriso.
Da siffatto binomio nasce l’ISM Academy, la quale ospita più di cento atleti all’anno di oltre quaranta nazionalità diverse. Convitto ad Assisi e allenamenti a Perugia: li segue, ne cura la formazione calcistica e culturale. Provengono da ogni parte del mondo, dall’Asia al Sud America e la loro età va dai dodici ai diciotto anni. Esperienze di vita vissuta nell’autenticità di un sorriso che colora i loro giovani volti ad ogni allenamento. “La nostra academy è una sorta di college americano, ci occupiamo della formazione a tutto tondo dei ragazzi. E’ un’idea che abbiamo ripreso dal tennis e che – spiega il responsabile Alessandro Dominici ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – portiamo avanti dal 2006, dopo aver interrotto la mia collaborazione con il Perugia Calcio”. La soddisfazione di crescere insieme e la passione, vero motore di ogni, nobile attività umana come questa… “Io ho sempre avuto il pallino dello scouting a livello di settore giovanile. L’Academy seleziona ragazzi in loco grazie ad oltre trenta agenzie a noi affiliate che organizzano selezioni tecniche e ai nostri allenatori che si muovono in tutto il mondo. Poi una volta fatte queste selezioni, i migliori li portiamo qui e li seguiamo in tutto e per tutto nelle loro fasi di crescita. La mattina vanno a scuola, fanno lezione in classe e dedicano alcune ore allo studio della lingua italiana. Poi nel primo pomeriggio il pullman dell’Academy li va a prendere e li porta qui a Perugia, dove si allenano”. Undici anni di soddisfazioni per Alessandro Dominici e per il suo collaboratore Luis Pomares. D’altronde non c’è cosa più bella che regalare un sorriso a chi forse, in altro luogo, non lo avrebbe potuto avere. Non c’è cosa più sincera di un loro “grazie!”. In un mondo tutto dispiegato verso un ultra materialismo esasperato, frenetico e, in fin dei conti, frivolo.
Spensierati e leggiadri, come gabbiani. Sinceri. Crescono, si divertono e poi spiccano il loro volo. L’ultimo è Han Kwang Song, attaccante nordcoreano (il primo in Serie A!) classe ’98 che è stato tesserato dal Cagliari. “Siamo molto felici, soprattutto per lui – sottolinea Dominici – e voglio ringraziare in modo particolare l’amico Sandro Stemperini che ha curato dall’inizio alla fine questo trasferimento. Han ha qualità importantissime, ne sentiremo parlare. Basta soltanto andare a guardare chi lo voleva…”. Un talento così cristallino da suscitare un derby (e che derby) tutto inglese…ad appena 18 anni! “Dapprima il Liverpool che aveva chiamato la Federazione nordcoreana per chiudere subito, ‘ma in realtà dovete accordarvi con un’academy di Perugia’, la loro risposta. Ci chiamano poco dopo, alla prima amichevole contro il Perugia viene il loro capo scouting. Il giorno dopo ci richiama il direttore sportivo per fare immediatamente l’operazione. Ma poi si mette di mezzo anche il Manchester City e qualche mese dopo la Fiorentina. Alla fine a chiuderlo è stato il Cagliari e ripeto, siamo felicissimi. Ora arriverà un altro ragazzo molto interessante, sempre dalla Corea del Nord, Kim Pom Hyok, classe 2000”.
Profondo conoscitore della cultura orientale, Alessandro. Appassionato? “Anche”. La più grande passione, da un ventennio ad oggi, rimane comunque Futur-a. Un’idea di calcio e di vita fatta di scoperte nuove, di un continuo accrescimento calcistico e culturale. Perché per imparare una qualsiasi cosa è fondamentale toccarla cum mano, viaggiarci all’interno, scoprirla da vicino. Altrimenti rimane mera teoria, di quelle cose che fra dieci anni o non ti interessano più o pensi di poterne giustamente fare a meno. “Scoprire un talento è un po’ facile, perché spesso il colpo d’occhio è immediato e un po’ difficile perché nel calcio, come nella vita, non sempre le cose vanno come tu vorresti. Ho due ricordi particolari della mia precedente avventura al Perugia…”. E che ricordi, di quelli che davvero fanno stropicciare gli occhi dalle parti di Pian di Massiano… “Gli acquisti di Nakata e Ahn insieme ad Alessandro Gaucci. Nakata in Giappone era considerato un modello, un’icona mentre in Italia c’era molto scetticismo sui calciatori giapponesi perché il primo fu Miura al Genoa che non fece benissimo. Un bel giorno ci chiama un procuratore spagnolo e ci fa: ‘Per voi che avete anche l’azienda di abbigliamento sportivo all’interno della società sarebbe un’operazione davvero incredibile’. Fu una trattativa lunghissima, andammo quattro o cinque volte in Giappone, conoscemmo anche del Primo Ministro e alla fine trovammo l’accordo con il suo agente che era una donna. Il giorno che partì per venire in Italia all'aeroporto c’erano più di 200 giornalisti! L’operazione Nakata ci portò grandissimi benefici, calcistici e di marketing. Basta pensare che la Toyota sponsorizzava soltanto Perugia e Valencia, che in quegli anni era una delle più grandi società a livello mondiale. Con lui ci sentiamo ancora oggi, è un tipo chiuso, ma estremamente determinato. Indecifrabile per chi non lo conosce. Ama il cibo italiano, ma soprattutto la Serie A! Aveva offerte da tutto il mondo, ma scelse Perugia proprio perché fin da piccolo sognava di giocare in Italia. Con Ahn invece i rapporti si sono un po’ incrinati dopo il Mondiale (ride)”.
Ineguagliabile, indescrivibile il sorriso dei ragazzi dell’Academy. Un esempio per chi dalle comode case si lagna di essere incompreso, in conflitto con il mondo o di non poter riuscire ad inseguire un sogno che evidentemente non dev’esser poi così indispensabile. Per i ragazzi dell’Academy, invece, sì quel sogno è davvero indispensabile: dipinge le loro giornate, splende nei loro occhi. Tutti diversi, tutti bellissimi. Aspettiamo senza avere paura, domani.