Sette giorni fa era una domenica normale. E la domenica è il giorno del cuore. Stava per iniziare una consueta giornata di sport, una routine per chi fa questo lavoro e per chi ama il calcio. Ma lo è stata fino alle 11.55, fino al comunicato della Fiorentina. Da lì il buio. Il viola ovunque. Il pellegrinaggio sempre più intenso verso lo stadio di Firenze, diventato poi un po’ il muro del pianto. Sciarpe, magliette, fiori, disegni, parole, tutte con qualcosa di viola. Tutte con un numero 13 identificativo. Un numero che adesso ha un nome e cognome e lo avrà per sempre: Davide Astori.
Sono stati giorni surreali, pesanti da vivere e da accettare. Non è stato semplice trattenere le lacrime. A distanza di sette giorni, neanche questa domenica sarà come tutte le altre ed è impossibile prevedere quando tutto tornerà ad essere come prima. Forse mai. Forse per le altre squadre presto, ma per la Fiorentina? La viola era la seconda famiglia di Davide, insieme al suo mister Davide ne era il capofamiglia e risvegliarsi senza lui sarà stato straziante per tutti i suoi compagni. Purtroppo, o per fortuna, la vita va avanti ed oggi la Fiorentina deve scendere in campo. Deve imparare a farlo senza il suo capitano, da ora in poi.
Chi avrà giocato ieri sera alla PlayStation con Sportiello in ritiro? Chissà se Marco avrà tenuto con se quelle scarpe che Davide non è più tornato a riprendere nella sua stanza. Come per volergli fare un regalo che gli ricordasse di lui. Chissà stamattina come sarà stato fare colazione, per la Viola. Chi sarà stato l’ultimo ad arrivare all’appuntamento fissato all’orario massimo delle 9.30? Chissà, se stamattina - nella lunga tavola apparecchiata - il posto dove Davide sedeva sia rimasto vuoto. E se proprio lì i compagni hanno messo un bicchiere di spremuta d’arancia per il loro capitano. Rimasto con la fascia e quella “C” al braccio per troppo poco tempo, neanche una stagione. Sembra tutto surreale. E lo sarà a lungo. Tutte le volte che Pioli dirà la formazione di cui Davide era sempre titolare e non potrà più fare il suo nome, tutte le volte che nello spogliatoio si gireranno a cercarlo nel suo posto e Davide non ci sarà. Chissà se adesso qualcuno ha già preso l’abitudine di accendere la luce nella stanza della fisioterapia proprio come faceva Davide.
È passata solo una settimana. È passato ancora troppo poco tempo per poter accettare questo incubo. Troppo poco per riprendere i ritmi di sempre. Troppo poco per abituarsi all’idea che il numero 13 sarà lì per sempre, anche se non lo vedremo più correre e fare da muro alla difesa. Oggi l’"Artemio Franchi" sarà viola più che mai. Come se Davide, con il suo grande cuore, avesse riunito tutti in un unico sentimento. Di tristezza, ma col sorriso. Bisognerà fare i conti con la realtà adesso. Con il posto lasciato vuoto da Davide - sull’autobus che porterà la squadra allo stadio. Con la voce dello speaker che nel leggere le formazioni, tentennerà a leggere il nome di chi lì in mezzo alla difesa prenderà il suo posto. E con l’immagine di chi sarà il nuovo punto di riferimento, farà testa o croce prima del fischio d’inizio e indosserà la fascia da capitano, consapevole che non colmerà mai il posto e il vuoto lasciato. Da oggi, dagli spalti si guarderà in faccia la nuova realtà. Impossibile poter fare diversamente. E un pensiero, forse più di uno, andrà alla piccola Vittoria. Sperando sia riuscita a tifare, almeno per una volta, allo stadio per il suo papà. Anche se la sua tenera età, non le regalerà - tristemente - nessun ricordo del tutto suo.
Sette giorni fa la chiamata dall’alto, come una convocazione speciale. Di domenica. Nel giorno in cui ricordare Davide sarà sempre più semplice. Perché la domenica è il giorno del cuore. Lo stesso che una settimana fa, piano piano e nel sonno - all’insaputa di tutti - ha rallentato, fino a smettere di battere. Tingendo tutto, come in un grande incubo, di viola. Come sarà l’Artemio Franchi tra qualche minuto. È domenica, il giorno del cuore - oggi viola più che mai.