L’allenatore della Lazio, Simone Inzaghi, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Lazio Style Radio analizzando diversi temi, tra cui il suo primo periodo alla guida dei biancocelesti, ricordando il suo passato nel settore giovanile e alcuni episodi della sua carriera: ″Ora ho molte responsabilità allenando la prima squadra, ma non cambierò atteggiamento. Fino a poco tempo fa sono stato in questo spogliatoio e ora sono arrivato ad allenare la Lazio, ma grandi meriti di ciò vanno al mio staff. La decisione di iniziare il percorso da allenatore è stata discussa con il presidente Lotito e con Tare nel corso degli ultimi anni da calciatore, quando non riuscivo più ad essere al 100%. Senza la mia famiglia non sarei qui ora: mio fratello, la mia compagna e i miei figli mi hanno sostenuto soprattutto da giocatore. Con Filippo c’è un bel rapporto tra fratelli, lui essendo più grande si è spesso preso delle responsabilità. Da allenatore, la vittoria a Palermo all’esordio è stata una grandissima soddisfazione″.
″Il settore giovanile mi ha dato tante soddisfazioni e vittorie – ha proseguito Inzaghi – e il mio primo pensiero quando sono stato scelto come allenatore della prima squadra è andato ai ragazzi della Primavera che mi hanno permesso di ottenere questa possibilità Siamo cresciuti insieme, facendo un percorso importante e l’unico rimpianto è legato allo Scudetto perso nell’anno in cui avremmo potuto fare il ‘triplete’ con una squadra costruita all’ultimo″.
Sul passaggio da giocatore ad allenatore, sullo staff e sulla gestione del gruppo: ″Ho sentito la mancanza dello spogliatoio quando ho smesso di giocare, ma in realtà ora noi dello staff siamo molto uniti. A volte negli allenamenti seguo la squadra da lontano, ma non è un rito: c’è affiatamento con il mio vice Farris e con il preparatore atletico Ripert. Ci sono anche persone come Grigioni che sono molto preparate: senza lo staff non si ottengono risultati. I miei giocatori ascoltano la musica perché ritengo possa essere uno strumento utile: non sono un allenatore che crede che sia necessario il silenzio prima delle partite: i giocatori devono sorridere ed essere felici e se la musica li aiuta, ben venga. Non mi dà fastidio che i giocatori mi chiamino Simone: ho giocato con Radu e Mauri. Ho chiesto rispetto al gruppo, poi spetta a me fare delle scelte in base alle valutazioni. Mi arrabbio quando non si arriva puntuali agli allenamenti, è una mancanza di rispetto nei confronti degli altri″.
Sui modelli di allenatore: ″Mi ispiro a Materazzi, è stato il primo allenatore a lanciarmi e senza di lui forse non avrei fatto il calciatore. Ho preso spunto da molti: Mancini, Eriksson e Simeone, ma ci metto anche le mie idee. Dopo sei anni di settore giovanile e 25 nel calcio ho acquisito delle competenze ma è normale che ci siano sempre occasioni per crescere e migliorare″.
″La Lazio del 2000 era una squadra di campioni che ragionava molto ed ottenemmo la vittoria dello Scudetto e della Coppa Italia, senza allenarci dopo tre giorni di feste. Riuscimmo a mantenere lo 0-0 nonostante il palo di Recoba nel finale″ ha concluso Inzaghi.