"Bernardo, partiamo subito. Questo diventerà più forte di Pogba". Il fenomeno Milinkovic Savic iniziò più o meno così. Una chiamata da Barcellona all'Italia. A comporre il numero di Bernardo Brovarone, intermediario di mercato, è Dino: "Un collega, oltre che un amico fidato. Uno con cui vado sempre con la benda agli occhi" Ci racconta Bernardo in esclusiva. Si fida anche quella volta lì. Giusto il tempo di farsi inviare qualche filmato del ragazzo e di guardarselo. Di fare le valigie e di prendere l’aereo, destinazione Belgio. Partono da Milano, la mattina presto. Fa freddissimo, ma la voglia di vedere da vicino questo talento serbo di 19 anni è più forte di tutto.
“Siamo rimasti lì due giorni, ma ci è bastato un pomeriggio per capire tutto” Spiega Bernardo. Già, perché il primo allenamento parla da solo. Si trovano all’interno del centro sportivo del Genk, ma sembra di essere alla Ciutat Esportiva Joan Gamper di Barcellona: “Rimanemmo sbalorditi. Qualità fisiche e tecniche impressionanti. Calciava benissimo da fermo, grandi conclusioni dalla distanza e molto altro”. Bernardo e Dino affrontano la nebbia belga anche il giorno seguente. C’è la partitella, ma ne guardano giusto qualche minuto: “Non avevamo bisogno di altre indicazioni”.
Stagione 2014-2015. Milinkovic con il Genk segnerà cinque gol in 24 partite. Ma il ragazzo è ancora un oggetto sconosciuto al grande calcio: “Lo proposi a diverse società – ricorda Bernardo – mi dissero tutti di no”. Intanto lui e Dino portano avanti il rapporto con il padre, Nikola. Non mettono pressione a questo ragazzo serbo che, di lì a poco, avrebbe dovuto giocare il Mondiale Under 20 con la sua Nazionale. Non solo partecipa, lo vince anche. E da protagonista, venendo premiato come terzo miglior giocatore del torneo: “A quel punto tutto cambia”. Già, è qui che inizia la lunga telenovela che lo porterà a Roma, sponda Lazio: “La società che ci ha puntato per prima”.
I tentativi della Fiorentina e il grande ripensamento
E non a Firenze, come tutto ad un certo punto lasciava intendere. Entrò anche in sede, dove lo aspettava un contratto da firmare. Poi il ripensamento finale e lo sfogo di Pradè: “Un ragazzo di 20 anni non cambia gli equilibri di una squadra” Disse ai giornalisti appostati fuori. Ma come siamo arrivati fin lì? Momento, facciamo un paio di passi indietro: “Anche la Fiorentina si era convinta delle potenzialità di Sergej – spiega Bernardo – la trattativa nacque dal momento in cui a Firenze arrivò Paulo Sousa. Parlò subito con il padre del ragazzo, gli spiegò che lo riteneva perfetto per la sua mediana a due. Lui e Mario Suarez, questa sarebbe stata la coppia titolare”
“Sì, però fatelo giocare” La raccomandazione di Nikola, a conoscenza del sogno del figlio: “In uno dei nostri tanti incontri Sergej mi disse che il suo obiettivo era quello di giocare in Italia da titolare, almeno per due anni – spiega Bernardo – solo in questo modo sarebbe potuto arrivare un giorno al Real Madrid, la squadra dei suoi sogni”. Da una parte la telefonata di Sousa, che convince Milinkovic. Dall’altra il duro braccio di ferro fra Pradè e Tare, impegnati a trovare l’accordo migliore possibile con il Genk: “Rassegnati, tanto lo prendo io” Si scrivono a suon di sms i due direttori sportivi. Amici sì, ma la posta in palio a questo giro è troppo grossa. Alla fine la spunta la Fiorentina. La Lazio aveva offerto 10 milioni, i viola 6 più il 40% sulla futura rivendita. Insomma, in Belgio non avevano dubbi: questo diventerà il più forte di tutti nel suo ruolo.
“Procurateci due biglietti e arriviamo” Fa sapere Nikola, con la voce segnata da un certo sollievo per sapere conclusa una trattativa lunga, estenuante: “Li vado a prendere io, all’aeroporto di Peretola – ricorda Bernardo – ricordo che di lì a poco si scatenò un diluvio. Io ero molto agitato, non vedevo l’ora che il tutto venisse messo nero su bianco. Avevo la faccia piena di herpes per lo stress, tanto per rendere l'idea…” Sorride. In quei momenti frenetici incontra un fotografo, che lo riprende: “Lo pregai di non divulgare nulla, di mantenere le cose segrete. Ovviamente, qualche minuto dopo, la televisione manda le immagini in diretta. Ero nervoso, ma fiducioso. Fino a quel momento, però. Poi mi venne una grande paura”.
Quello che succede dopo è storia nota. Il papà è con lui, si arrabbia molto, ma il ripensamento del serbo è definitivo. Qualche giorno dopo arriva l’ufficialità del suo trasferimento alla Lazio. E forse anche un messaggio di Tare all’amico Pradé. Del tipo: “Io te l’avevo detto”. Possono ben dirlo anche Bernardo e il suo amico Dino. Da allora con la Lazio 130 presenze, 25 gol e 21 assist. Un Mondiale giocato con la Serbia e un mercato estivo vissuto fra nomi di grandi squadre e cifre mostruose. Un po’ come Pogba, appunto.
Il primo allenatore a goderselo in Italia è stato proprio Stefano Pioli che – guarda strano il destino – nel frattempo si è trasferito proprio sulla panchina della Fiorentina. Domenica lo ritroverà da avversario, dunque. Già, i viola. Con i suoi 23 anni ci sarebbe stato benissimo in quella che è la squadra più giovane di tutta Europa. Una squadra che gli porta anche bene, perché in sei precedenti non ci ha mai perso, con tanto di un gol e tre assist. Inzaghi ha bisogno di punti, lui di ritrovarsi. Spesso, il modo migliore per farlo è confrontarsi con quello che è (o poteva essere) il tuo passato. Lazio-Fiorentina, la partita di Milinkovic Savic. E anche un po’ di Bernardo e del suo amico Dino.