Ogni tanto vince Davide. Solo ogni tanto, all’improvviso. Di sfuggita. Ma ogni tanto capita. Ogni tanto la Storia di un club si racchiude in 90’ di follia in cui succede proprio tutto. Unicità. Lazialità. Che vince la Supercoppa e lo fa davvero a modo suo, da Lazio. Nient’altro da dire: il pre-gara infuocato, Anderson out per infortunio, Keita che twitta. Pensieri sparsi: “Ndo' annamo?”. E la Juve all’Olimpico da bestia (bianco)nera: “Capirai, co’ questi…”. Preghiere. Ma ogni tanto vince Davide: Strakosha fa 3 miracoli nei primi 3' e salva la Lazio, poi ci pensa Ciro. Immobile si traveste (ancora) da “the great” e piazza la doppietta, i tifosi reagiscono bene: “Daje, forse se po’ fa”. La Storia risponde: “Manco pe’ niente”. Quella della Lazio è così: crudele. Agrodolce. Regala, poi toglie. Illude e disillude. Tipo lo Scudetto de ’74, i fasti “cragnottiani” e le stagioni-no. Spesso dopo aver chiuso alla grande quelle precedenti. Un sorriso, una lacrima. Così sia. Infine la realtà: di fronte c’è Golia. La Juve. I leader, i più forti, i più preparati, quelli che da 6 anni vincono tutto e lasciano le briciole. I campioni come Gigi, Higuain e infine lui, uno col 10. Faccia pulita, bravino. Un bel sinistro. Nome? Dybala. Ah. E infatti in 6’ rimette tutto a posto con un paio di giocate. Sipario chiuso. Ma alla fine? Vabbè, l’avete capito: vince Davide.
E all’improvviso, dal nulla, in silenzio, al 90esimo, quasi per caso, dopo un guizzo di Lukaku, spunta lui. Lui che realizzerà il sogno di una vita. Lui che rifiutò la Roma per la Lazio. Che voleva fare la punta ma fu spostato in mezzo. Lui che senza Inzaghi non sarebbe qui. Alessandro Murgia da Roma, laziale, “made in cantera”. Un gol a costo zero. Come Strakosha che fa 3 miracoli e salva tutto. Game, set, match. E Supercoppa alla Lazio. Con Inzaghi che corre, corre e non si ferma. Murgia è uno dei “suoi”. Insieme hanno già vinto due Coppe Italia e una Supercoppa Primavera, ha creduto in lui e l’ha sempre difeso, portandoselo dietro fin dagli Allievi. Forse, ora, Inzaghi è uno dei migliori allenatori emergenti del nostro calcio (il primo nella storia dei biancocelesti a vincere un trofeo sia in campo che in panchina). Ha iniziato in punta di piedi, a Caramanico, nel primo ritiro da "mister". Dopo aver chiuso una carriera sfortunata, decisamente in ombra. Iniziò da solo. Lui, i messaggi di Pippo e una promessa di Lotito: "Allenerai la Lazio". Così è stato, così sarà. Per questo corre, Inzaghino. Che ora è diventato Inzaghi ma mamma Marina continua a portargli i suoi famosi sughi. Infine sorride, la sua è una Storia da Lazio. Anzi, è la Storia della Lazio. Da oggi sì. Perché ogni tanto, solo ogni tanto, vince anche Davide.