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Data: 11/01/2018 -

La trattativa che lo portò alla Lazio, i sacrifici, il 'coaching' sportivo: l'agente ci racconta Luis Alberto

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Luis Alberto, fino a 12 mesi fa, non era cosciente dei propri mezzi. Non era in grado di capire che, con quei piedi, poteva fare la differenza sempre, in ogni partita, in ogni momento. “Facevo cose buone per 20 minuti poi scomparivo. Credo di aver buttato via 2/3 anni della mia carriera” ha ammesso. Poi è successo qualcosa. O meglio, ha conosciuto qualcuno: Juan Campillo, esperto in ‘coaching’ sportivo. Ha lavorato sulla mentalità, ha iniziato a ragionare da vincente. In sostanza? “Impegnarmi in ogni singola azione, restare attivo, sempre connesso con la partita”. Questa rivoluzione è avvenuta in appena 9 mesi e non è stato affatto semplice. “Dicevano che volevo lasciare il calcio. Perché? Perché avrei dovuto buttare via tutto?”. Perché dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare lì in alto. Da giovanissimo - 12/13 anni - Luis Alberto, si faceva 120 chilometri andata e 120 chilometri ritorno, cinque giorni su sette, per raggiungere i campi del Siviglia, dove si allenava. Con mamma Manuela sempre al volante, ovviamente. Ah, dettaglio: lei aveva anche altri 8 figli da seguire. Ci conferma tutto - in esclusiva - il suo agente, Alvaro Torres della YOU FIRST SPORTS. "Luis arriva da una famiglia umile di San José del Valle (Cadiz) che dista un’ora da Siviglia. Ha lasciato casa molto giovane, e con sacrificio ha inseguito il suo sogno. Ha lavorato molto, fin da piccolo, per diventare un calciatore professionista. In mezzo a quel gruppone di piccolini lui eccelleva, faceva sempre la differenza, risolveva le partite anche se Luis preferisce regalare assist piuttosto che far gol... questo ti fa capire la sua generosità”. Il come si siano conosciuti è lampante, essendo entrambi made in Andalusia. "Ci siamo conosciuti a Siviglia, quando lui aveva 16 anni. Poi con il tempo e la fiducia reciproca abbiamo creato questo legame professionale”.

Alvaro racconta Luis Alberto. Un altro Luis Alberto, quello un po’ più privato. "Luis è un tipo allegro, sorride sempre, fa mille battute. Attentissimo ai dettagli. Adora la famiglia e ama (alla follia) sua moglie Patricia che ha inciso tantissimo nella sua carriera di calciatore perché gli ha garantito la giusta stabilità. Patricia è stata molto importante, soprattutto quando le cose non giravano per il verso giusto. E’ molto legato ai suoi amici, li invita spesso a casa anche per vedersi le partite tutti insieme, perché senza pallone non ci riesce proprio a stare. Un’altra grande passione è il padel! Adora il carnevale di Cadice, che è molto famoso in Spagna. E se deve allenarsi oppure giocare qualche partita, non vuole comunque perderselo e lo segue dalla tv digitale o il computer. Ah, Luis è anche molto fissato con l’abbigliamento, il vestirsi bene alla moda".

Il Luis Alberto calciatore lo stiamo conoscendo in questa stagione: giocate di classe, gol da fenomeno assoluto come quello messo a segno contro la SPAL. Semplicemente geniale. "Luis è un giocatore top e sta facendo una stagione magnifica. Quanto vale? Vale quello che il mercato ritiene che valga ma soprattutto quello che chiede Lotito! Luis non pensa al mercato, né al suo prezzo. Sta bene alla Lazio dove è felicissimo e spera di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato insieme ai suoi compagni: entrare in Champions, provare a vincere l’Europa League. E’ un ragazzo ambizioso. Si sente finalmente importante e chissà, magari possa rimanere alla Lazio ancora per tanti anni! E’ possibile che molto presto ci incontriamo con il club per analizzare un rinnovo di contratto. Il club è contento di lui e lui del club”. Il Barcellona lo ha già visionato per bene quest’anno, già in 3 occasioni: può essere un’idea per l’estate. Alla ‘Iniesta’. Ma la Lazio, prima, lo vuole blindare con un prolungamento di un altro anno a cifre interessanti.

Alvaro Torres ripercorre la trattativa che ha portato Luis Alberto, nel 2016, a diventare un giocatore della Lazio. "Ricordo che fu un’estate molto intensa, Luis stava per lasciare il Liverpool e avevamo molte offerte sul tavolo. Una delle prime squadre con cui abbiamo parlato è stata proprio la Lazio. I contatti con Tare erano costanti, il direttore conosceva molto bene Luis Alberto sin dai tempi del Barça B e di Siviglia. Quando lui e Simone Inzaghi si sono convinti di affondare il colpo noi abbiamo avvisato il ragazzo che, in quel momento, aveva anche un’altra offerta che lo stava facendo vacillare: quella del Siviglia di Monchi. Siviglia e Liverpool però non trovarono l’intesa economica e la Lazio rilanciò con forza raggiungendo un accordo col club inglese. La proposta che la Lazio fece a Luis era altrettanto interessante, ricordo che il ragazzo era fortemente affascinato dall’idea di lottare per l’Europa con la Lazio e di vivere in una città come Roma. Prima di decidere definitivamente, però, Luis parlò con Patric che conosceva dai tempi del Barça: gli disse che la Lazio era un ottimo club. E così si arrivò alla firma. Il tempo ci ha dato ragione”.

Cosa non andò a Liverpool? "Il Liverpool si innamorò del modo in cui giocava nel Barça B dove Luis davvero non saltava una partita, segnava (12 gol) e regalava una serie infinita di assist. Il Liverpool decise di investire tanto, ben 8 milioni di euro al Siviglia che era il proprietario del cartellino. Poi a Liverpool non fu affatto facile, sopratutto dal punto di vista della continuità: giocò appena 10 partite.... non era felice. Voleva sentirsi più importante”.

Adesso il sogno si chiama Russia 2018 con la Spagna."E’ da tantissimo tempo che insegue il sogno della Nazionale e finalmente, quest’anno, ce l’ha fatta, debuttando. Il suo obiettivo è andare al Mondiale e ora come ora sta giocando a un livello impressionante, è un giocatore che qualsiasi allenatore vorrebbe avere a disposizione perché è decisivo, influente, arriva con facilità davanti alla porta, ha una grande visione di gioco e assiste facilmente i compagni. Secondo me ha tutto per stare in Nazionale e confidiamo moltissimo che vada al Mondiale!”. Perché questo Luis Alberto qui può fare la differenza sempre, in ogni partita, in ogni istante.



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