Per tanti anni, pensando al Liechtenstein, il primo nome che veniva in mente parlando di calcio era quello di Mario Frick. I suoi gol sono valsi la salvezza del Siena nelle sue ultime tre stagioni in Italia, ma prima ancora hanno fatto impazzire i tifosi di Arezzo, Verona, Ternana. "La vie est fantastique quando segna Mario Frick…". Un coro che ora potrebbero 'rivisitare' anche i tifosi del Vaduz, dal momento che l’ex attaccante a 44 anni è diventato il nuovo allenatore della squadra che milita nella locale Challenge League. Contratto fino al 2020 e nuova avventura che può cominciare.
Il nuovo allenatore porta con sé gli insegnamenti ricevuti proprio nella sua esperienza in Italia, che in una intervista rilasciata a GianlucaDiMarzio.com qualche tempo fa ricordava così: "Porto ancora nel cuore l’Italia. Nei Balzers - che sono la squadra della mia vita - sono cresciuto e ho fatto tutte le categorie giovanili fino all'esordio in prima squadra, le prime partite in campionato e quelle internazionali. Poi l’Italia - inizialmente la serie C: "Fu una storia un po' strana perché io ero molto scontento a Zurigo, volevo andare via perché non andavo d'accordo con l'allenatore. Il mercato era chiuso, c'era solo una finestra aperta per la serie C. Quando seppi che mi voleva l'Arezzo non ci pensai due volte, feci di tutto per andarci. C'era Antonio Cabrini come allenatore e mi ricordo che alla prima partita realizzai una doppietta nel derby contro la Lucchese. La piazza cominciò ad adorarmi e io ad adorare loro. Inizio magnifico".
Le prestazioni di "Supermario" non passarono inosservate: ventiquattro presenze e diciassette gol. Immediata fu la chiamata del Verona e la nascita del famoso ritornello "La vie est fantastique quando segna Mario Frick...": "Che ridere! Nacque tutto il giorno che segnai una doppietta contro il Brescia e poi mostrai la maglia con quella frase alla curva. Anche lì fu subito amore a prima vista, i tifosi mi amavano era tutto... fantastique! Peccato che quella stagione si sia conclusa con la retrocessione. Avevamo una squadra fortissima, chiudemmo il girone d'andata sesti e poi retrocedemmo per tanti motivi".
I ricordi di Mario Frick sono lucidissimi. Anche quelli a Terni: ”Il primo anno fu molto duro perché arrivavo dalla serie A e le aspettative erano altissime e quindi sentii molto la pressione. Poi con il passare del tempo quella tensione si è sciolta, sono diventato capitano e beniamino della curva e non posso che conservare un grande ricordo dell'Umbria. Forse detengo ancora il record come miglior marcatore straniero della storia dei rossoverdi". Ultima tappa italiana Siena e anche qui Mario aprì l'album dei ricordi. "Mi ricordo tre salvezze fantastiche e se vedo dove gioca adesso il Siena mi viene da piangere. Il clima che si respirava in Toscana era fantastico, il legame alla squadra forte e poi la città è una bomboniera. Tutta la mia famiglia si era trovata in modo divino a Siena, ci è anche nata mia figlia. In qualunque posto in cui sono stato conservo ricordi stupendi dell'Italia, sono pezzi del mio cuore".
Un altro pezzo di cuore è riservato alla Nazionale del Liechtenstein. A proposito, come mai la scelta di retrocedere la posizione? "Perché ormai avevo una certa età e quando è arrivato l'allenatore nuovo mi ha detto che in attacco non potevo assicurare più il rendimento del passato. Mi ha detto che la velocità e la resistenza non era più la stessa del passato. Il Liechtenstein non può certo avere il possesso palla di altre Nazionali, chi sta davanti deve correre per aiutare la difesa. Quindi ci ho provato e mi sono trovato molto bene. Ho giocato contro la Polonia la prima partita e quando sono uscito la gara era ancora sullo 0 a 0. Quello è poi diventato il mio ruolo. Perché ho tenuto la 10? Perché sotto sotto speravo che l'allenatore cambiasse idea e mi riportasse in attacco”, ride…
“Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita. Venivo da una famiglia molto numerosa, composta da otto fratelli e tutti giocavano. Sono cresciuto con il pallone tra i piedi e per me è sempre stato un grandissimo amore”. Facciamo un po' d'ordine. In Nazionale dal 1993 al 2015, ventidue anni indimenticabili e qualche record... Maggior numero di presenze, 125, e maggior numero di reti, 16. Fu il primo a segnare contro una grande, la Germania e il primo a buttarla dentro in una gara di qualificazione. "Ci sono tanti bellssimi ricordi, ma anche tante sonore sconfitte" - riprende Frick con una risata - per me la Nazionale è sempre stato tutto e anche quando giocavo in Serie A non vedevo l'ora di tornare per indossare quella maglia. La partita in assoluto più bella per me è una giocata all'OldTrafford contro l'Inghilterra. Poi ho fatto l'uno a zero contro la Scozia ad Hampen Park e quando mi sono voltato vedere tutti ammutoliti mi ha dato una gioia immensa. Poi purtroppo abbiamo perso 2 a 1 a tempo scaduto, ma non è stata la passeggiata che si aspettavano".
Infine, una battuta anche sul figlio Yanik: è più forte del papà? "Sì, decisamente. Lui è più alto,1 e 88 cm, veloce come me e tecnicamente più forte. Deve prendere un po' di chili e di massa muscolare per giocare ad alti livelli, è un po' troppo magro. In quanto a talento ci siamo. Io alla sua età avevo molto meno talento. Oggi l’Italia mi manca tantissimo e voglio ancora molto bene ai tifosi. Spero un giorno di rivedervi, chissà, magari da ct del Liecthenstein…". Non ancora, per il momento. Ora la carriera di Supermario può continuare sulla panchina del Vaduz.