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Data: 24/08/2018 -

La storia del calciatore che ha perso oltre 200mila euro con il gioco d'azzardo

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"Ho iniziato quando avevo 16 anni, giocavo nella squadra locale dell'Aylesbury e guadagnavo 50 sterline a settimana e giocavo sperando di raddoppiare i miei soldi".

Per Scott Davies non è stato facile uscirne né parlarne. L'ex giocatore del Reading, classe '88, però ha deciso di raccontare la sua storia in una lunga intervista alla BBC:

"Nessuno mi faceva domande e io non dicevo a nessuno quanti anni avevo. A 17 anni poi mi allenavo con la prima squadra del Reading. Non potevo permettermi nemmeno il biglietto dell'autobus per arrivare al campo, quindi andavo a piedi: 3 miglia da casa mia, ogni giorno.

Il mio primo contratto da professionista l'ho firmato verso il Natale del 2006. Poco dopo sono stato aggredito, nella mia città, sono tornato che avevo la mascella rotta.

Allora l'allenatore mi ha portato nel suo ufficio e mi ha detto che non avrebbe voluto più vedermi per il resto della stagione è che sarei stato mandato in prestito all'Aldershot Town.

E' stato allora che ho iniziato a giocare a poker, all'inizio con i compagni di squadra. Guadagnavo 400 sterline a settimana ma tutti quei soldi li spendevo al gioco. In quel momento mi sono accorto che per me il gioco d'azzardo era diventato una dipendenza.

Ci pensavo ogni giorno e a fine stagione dovevo 2000 sterline ad un mio compagno. Per la prima volta ho chiesto soldi alla mia famiglia per saldare quel debito.

Me li hanno dati e mi dicevo che non sarebbe mai più accaduto, che l'avrei finita lì. Pensavo che i successi sul campo potevano arginare un po' quei problemi al di fuori.

In quella stagione ho realizzato 25 gol in 56 partite, la maggior parte da centrocampista. A fine anno ho firmato anche un nuovo contratto: da 400 sterline a settimana, ne prendevo 1800.

Non spendevo soldi per l'affitto perché stavo a casa, così ho iniziato a giocare sempre di più. Le quasi 6000 sterline che guadagnavo in un mese le spendevo in 5 o 6 giorni.

I miei genitori allora hanno deciso di togliermi la carta di credito, ma io giocavo sempre comunque.

Andavo semplicemente in banca e prelevavo il più possibile. Come hobby molti ragazzi avevano il computer, oppure il golf... ho provato a giocarci anche io ma non mi dava lo stesso entusiasmo del gioco d'azzardo.

Sono dovuto andare in terapia per curare questa dipendenza. Un consulente mi ha chiesto perché giocavo: ho detto che forse era la noia. La sua risposta è stata che in realtà la noia non esiste, è solo un mix di emozioni tra cui rabbia, turbamento, agitazione ed altro.

Quindi il gioco d'azzardo probabilmente nascondeva altro. Sono arrivato al punto in cui ho speso al gioco le 30mila sterline che i miei genitori avevano messo da parte per comprarmi casa.

Quando gliel'ho detto sono scoppiato in lacrime, mia madre non poteva crederci. Dopo un'altra stagione in prestito all'Aldershot sono tornato al Reading e Brendan Rogers era l'allenatore.

Ho iniziato a segnare in alcune amichevoli del pre campionato, anche contro il Chelsea, e sono stato man of the match nelle prime due gare casalinghe della stagione. Era come se vivessi in una bolla, mi dicevo 'ce l'ho fatta'.

Nessuno al Reading sapeva che giocavo, ma continuavo a farlo dopo ogni allenamento. Un giorno stavo per tornarci di nuovo, quando il manager vedendomi mi ha fermato e portato nel suo ufficio.

Mi ha detto: "So che hai giocato brillantemente in questo pre campionato, sei stato il migliore ma ho bisogno che ti applichi di più". Insomma, voleva vedermi per primo al campo e che svolgessi allenamenti extra.

Non era possibile però, dovevo andare a giocare e il calcio ostacolava quella mia dipendenza che era l'unico motivo per cui mi svegliavo la mattina. Non riuscivo a controllarmi. Allora sono poi stato messo da parte da Brendan Rogers e non ho più giocato".

Davies alla fine ne è uscito, dopo anni di terapia ed un incidente stradale mentre guardava una gara di cavalli. Adesso aiuta chi come lui deve uscire dal vortice del gioco d'azzardo. "Mi ha chiesto aiuto un ragazzo, singhiozzava tra le mie braccia.

A chi vuole uscirne, offro la possibilità di parlarne. A volte vuoi solo qualcuno con cui parlare a cuore aperto del tuo problema. Mia madre dice sempre: 'Un problema condiviso è un problema dimezzato'. Ed è proprio questo, ciò che intendo fare ora".



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