Un solo gol in quindici partite di Liga e qualche bocca storta, che dalle parti di Vigo già sperava in un suo ritorno in Italia. Una tripletta per togliersi di dosso l’etichetta di giocatore finito, dopo sei mesi senza reti. Giuseppe Rossi è tornato ad essere decisivo contro il Las Palmas. Decisivo come lo era stato con le maglie di Villareal e Fiorentina, prima dei tanti infortuni, che ne hanno interrotto la carriera. In Nazionale, dove ha giocato solo la Confederations Cup come fase finale di un torneo e chissà anche con il Barcellona, che dopo l’infortunio al ginocchio decise di prendere Alexis Sanchez al suo posto.
Tre pepite, come lo soprannominò Bearzot per la sua somiglianza a Pablito Rossi. Movenze simili, ma storia diversa, una terra in comune: la Spagna. Per Pablito la consacrazione nei Mondiali del 1982, per Giuseppe il Villareal, diventando il miglior realizzatore della storia con la maglia del sottomarino giallo. Ma il suo destino rimane legato all’Italia. Come nell’ultimo gol della serata con una dedica speciale verso l’alto, al padre scomparso qualche anno fa, grazie al quale ha iniziato a giocare a calcio. Prima in America dove il Football si gioca con le mani ed il Soccer non era così conosciuto. Inizia in un piccolo College del New Jersey e poi a 12 anni nelle giovanili del Parma, dove il padre si trasferisce per lavorare. Uno dei primi giovani scoperti da Ferguson e fatti debuttare con la maglia dei Red Devils, ma l’Italia lo riscopre con la maglia del Parma, che insieme a Ranieri in panchina riesce a salvare nel 2007 grazie a nove gol in sei mesi. E poi con la maglia della Fiorentina, quando diventa l'idolo della Fiesole con la sua tripletta alla Juventus nella vittoria per 4 a 2 nel 2013.
Un giramondo ma la casa rimane NJ, New Jersey, come nella descrizione nel suo account Twitter. Lì dove ritorna appena possibile e lì dove tutto è cominciato. Le partite viste la mattina per seguire il Milan di Gullit e Van Basten e le urla di papà Fernando nel sobborgo di Teaneck. Oggi però riparte da Vigo, una tripletta per dimostrare di essere tornato decisivo, nonostante i troppi infortuni.