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Data: 08/11/2017 -

La rinascita, la Lazio, la chance-Mondiale. Luis Alberto: "Essere convocati in Nazionale la cosa più bella della mia carriera"

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Da autentico oggetto misterioso, con sole 10 presenze nella passata stagione post arrivo dal Deportivo La Coruna, a elemento chiave di una Lazio capace di volare sempre più in alto, anche con il suo apporto. Luis Alberto è l'autentica sorpresa del mondo biancoceleste versione 2017/18, in un avvio di stagione semplicemente strepitoso: Supercoppa Italiana in bacheca, momentaneo 4° posto in campionato (con una gara da recuperare) e partenza sprint da 3 reti e 7 assist tra Serie A ed Europa League, valse la qualificazione in Nazionale.

"Essere convocato dalla Nazionale Spagnola è stata la cosa più bella che mi sia capitata nel mondo del calcio - ammette Luis Alberto, in un'intervista esclusiva realizzata da Marca - eravamo in casa io e mia moglie, seguendo le convocazioni: per primo, ho sentito il nome di Alberto Moreno, come un fratello per me, e tre o quattro giocatori dopo il mio. E' stato un momento di euforia massima, ci è caduto il cellulare, ci siamo abbracciati...Poi mi son messo a mandare messaggi agli amici, alla famiglia e a un altro gruppo in cui ci sono tanti altri giocatori. Sapevo (per la convocazione) che sarebbe stato ora il momento, oppure avrei dovuto attendere dopo il Mondiale. Credevo fosse la lista in cui Lopetegui avrebbe potuto provare e cambiare alcune cose. Cosa posso dare? E' una domanda che va più che altro fatta al CT, io mi sento molto bene, con grande fiducia, sono nel mio miglior momento. Credo di poter dare una mano negli ultimi metri, nell'ultimo passaggio, creare un po' di scompiglio...Voglio sfruttare la mia possibilità e convincere Lopetegui".

Sulle belle parole spese dallo staff della Seleccion, con Luis Alberto considerato miglior giocatore attuale in tutta la Serie A: "Sicuramente l'anno scorso ero il peggiore...(ride). Ho cambiato mentalità per cambiare io stesso, perchè vedevo che mi stava sfuggendo tutto davanti. Sono cambiato tanto grazie a molte persone che mi hanno aiutato: questo mi ha portato ad avere fiducia in me stesso come non mai, pensando solamente ad aiutare la mia squadra...Mi sta riuscendo tutto come desideravo e sono sicuro di poter fare ancora passi importanti. E' stata soprattutto mia moglie ad aiutarmi, ma avevo bisogno anche di supporto in più e ho chiesto una mano a Juan Campillo, esperto nel coaching sportivo: con lui ho lavorato dal punto di vista della mentalità, pensando da vincente. E questo mi ha fatto crescere molto, continuerò a collaborare con lui perchè posso dare di più: mi ha insegnato ad avere fiducia in me stesso, cosa che avevo perso. Lavorare di più, essere concentrato da più punti di vista, centrarmi più sull'essere maggiormente intenso nella metà campo difensiva, essere attivo in ogni giocata, che il tuo corpo sia sempre pronto quando ti arriva il pallone. Precedentemente non mi rendevo conto di dover competere di più, di essere più costante, che non basta fare 20 minuti buoni su 90, che due lampi non bastano. L'intensità deve essere costante per arrivare al livello richiesto".

"Non è stato semplice - continua Luis Alberto - la gente che stava al mio fianco vedeva solo parole cattive nei miei confronti, diceva che avrei dovuto lasciare il calcio. E' stata dura. Il lavoro è arrivato dal parlare tanto con Campillo, allenarmi bene, dimenticarmi del perchè non giocassi, non ascoltare chi dicesse che tutto stava andando male. Sei o sette anni fa il mio sogno era giocare in Nazionale maggiore, guardavo avanti a me e vedevo che avrei potuto riuscirci. La gente che mi conosceva sin da piccolo diceva che valevo e che sarei potuto diventare un giocatore di successo, ora me ne rendo conto e dico a me stesso: "Ci hai messo 3-4 anni per arrivare ad un livello molto alto. Ora sono molto più maturo, parlo con i ragazzi giovani che giocano meno qui alla Lazio e cerco di aiutarli: dico loro di focalizzarsi in me o in Milinkovic, che ora giochiamo quasi sempre, mentre prima no. Non bisogna gettare la spugna, bisogna avere fiducia in se stessi, far si che nessuno ti dica "no"...tutto può cambiare. E la maglia della Spagna ha il suo peso, è il massimo cui puoi aspirare da calciatore. E' il sogno di tutti i bambini piccoli che iniziano a giocare a calcio: cercherò di difenderla con tutto il mio orgoglio, voglio dare il massimo e dimostrare che merito di essere qui"

Dal tema Nazionale alla Lazio: "Sappiamo che il Mondiale è dietro l'angolo, che è molto complicato essere parte della lista per il livello dei giocatori che ci sono in Spagna, ma devo lottare per convincere il mister e dimostrare che posso farne parte. Uno guarda ai nomi e vede Iniesta, Silva, Asensio, Isco... Non è facile, e ce ne sono tanti di un altissimo livello che restano fuori dalla lista. Non ho ancora parlato con Lopetegui, ma sicuramente essendo nuovo lo farò, perchè mi dia le indicazioni necessarie. E' un allenatore con carisma, che ti guarda in faccia, molto aperto al dialogo...Lì sta anche il successo che ha avuto con la Nazionale in questi mesi. Si è vista una Spagna diversa. Roma? E' una città passionale a livello di tifo, e non mi aspettavo fosse così. Dal primo giorno in cui sono arrivato si parlava sempre del tema derby: bisogna vincerlo. Ora non sono a Roma, ma tra 10 giorni ci affronteremo e sicuramente in città non si parlerà d'altro. Il tema di Anna Frank è stato negativo per il club, noi giocatori eravamo isolati. Il mister e la società non ci hanno dato modo di essere coinvolti ed è stata la cosa migliore, per concentrarci al massimo. Preferisco fare assist piuttosto che segnare: in squadra in tanti mi incoraggiano a tirare di più, Tare incluso, ma se ho la possibilità di calciare o passare, preferisco sempre assistere. Non so se sono stupido (ride), ma mi piace di più fare assist: quando lo faccio e non segnano, me la prendo. Con Immobile ho un grande feeling e glielo dico sempre: i miei palloni, buttali dentro. Credo comunque non si debbano guardare solo i numeri, ma anche ciò che facciamo per la squadra".

Con eventuale debutto, dove finirà la maglia di Luis Alberto? La risposta è piuttosto scontata: "Nel museo di casa, merita di essere tenuta e ben conservata e che, se possibile, tutti me la autografino - conclude - Essere tanti andalusi in Nazionale è un orgoglio, dico sempre che i calciatori andalusi hanno un talento speciale, soprattutto dal centrocampo in su. Anche dai tempi di Joaquin e Reyes".



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