Non tragga in inganno il nome, Dejan Danza è italianissimo “anche se mi scambiano tutti per straniero, dal primo all’ultimo, anche la mia ragazza al primo appuntamento”. Eppure basta poco per accorgersi della sua provenienza, l’accento è di quelli che non lasciano dubbi. Nato a Bergantino, un paese di 2000 anime in provincia di Rovigo, dove è iniziata anche la sua avventura calcistica. E allora quel nome? “Mio padre me lo ha dato in onore di Savicevic – Racconta Dejan Danza ai microfoni di Gianlucadimarzio.com – Lui è da sempre un tifosissimo del Milan, quindi essendo nato a cavallo dell’epoca d’oro rossonera ha deciso di chiamarmi come il suo idolo”. Scelte che pesano, come quella di Dejan di trasferirsi al Pordenone in estate. Gli è bastato poco per farsi notare, prima partita da titolare in campionato e subito doppietta contro il Teramo. Inizio col botto: “Aspettavo da tanto questo momento ed è stata una grande emozione poterlo vivere. Forse non mi aspettavo un impatto così importante, ma lavoro sempre al massimo per farmi trovare pronto”. Merito anche dell’inserimento immediato nella nuova realtà: “I compagni hanno accolto fin da subito bene i nuovi arrivati. Qui è una grande famiglia e si può lavorare nel migliore dei modi”. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, ma Dejan predica calma: “La stagione della consacrazione? Ci spero, devo dare sempre il massimo per cercare di migliorarmi e ripetere prestazioni come quella di domenica”.
Umiltà e sacrificio”. Lo ripete spesso, quasi fosse un mantra. Questione di valori, come quelli che gli ha trasmesso la famiglia, unitissima: “Quando possono mio padre e mia madre vengono sempre a vedermi, siamo molto uniti, ora c’è anche il nipotino che vado a trovare appena posso”. Quindi doppietta e dedica scontata? Non proprio: “I gol li ho dedicati alla mia fidanzata e al mio migliore amico che è venuto per la prima volta a vedermi, infatti gli ho detto che lunedì deve essere di nuovo allo stadio”. Ragazzo tranquillo Dejan, alle serate in discoteca preferisce le serate in famiglia, così come gli hobby: “Amo pescare, lo faccio da quando ero piccolo. E’ una passione trasmessa da mio padre, ogni tanto andiamo ancora insieme e ancora oggi faccio qualche gara. Ci vuole tanta pazienza, ma è divertente”.
Il calcio però prima di tutto, anche della canna da pesca: “Un amore nato da quando ero bambino, anche se all’inizio facevo il portiere”. Dettagli, perché il pallone era nel suo destino: “Se non avessi fatto il calciatore avrei comunque preso la strada dello sport, è una passione troppo grande a cui non posso rinunciare”. Iniziata nella squadra del suo paese, poi esplosa nelle giovanili del Chievo Verona, da lì il passaggio alla Juventus: “Un’esperienza che mi ha fatto crescere molto, per andare via di casa così giovane ti devi svegliare per forza”. Poche vittorie in bianconero, ma tanta esperienza sulle spalle. Per i trofei Dejan si è rifatto qualche anno più tardi, sempre a Torino, ma sponda granata: “Al Torino ho vinto un campionato Primavera, è stata una grandissima esperienza”. Punta sempre in alto, anche quando si tratta di esempi da seguire: “Il mio modello è De Rossi, un giocatore completo, uno dei più forti. Con il duro lavoro mi piacerebbe diventare un giocatore con quelle caratteristiche”. Intanto guarda al presente ed ha le idee chiare: “Devo crescere giorno dopo giorno e voglio dare tutto per il Pordenone che è una società che se lo merita”. E quando gli chiedono del suo sogno nel cassetti non ci pensa nemmeno un secondo: “La Serie A, come tutti quelli che giocano a calcio è normale”. Obiettivo puntato e testa bassa: lavorare senza montarsi la testa. E’ questo il segreto di Dejan Danza, che intanto fa volare il Pordenone in cima alla classifica.