Pallone, chitarra e ukulele. Calcio e musica. “Sono le mie due passioni, ma se dovessi scegliere, direi calcio”. Un breve riassunto delle ragioni di vita del Pata Lucas Castro. Lavoro il primo, hobby il secondo… per ora. “Il calcio dà da vivere, la musica a me no. E ho moglie e due figli”. Ma mai dire mai: “Una volta terminata la carriera potrei provarci con la musica”. L’altro amore di sempre. “Tutto è nato quando ero bambino. Ho comprato una chitarra e ho iniziato. Sono di La Plata, una città molto musicale dove sono emerse tante band. Poi ho continuato da ragazzino con gli amici a Buenos Aires, qualcuno suona ancora nei locali”. Fino ai… Los Vulcanos. Ve li ricordate? L’esperimento musicale più riuscito nella storia del calcio italiano: la band creata ai tempi del Catania proprio da Castro e dal Papu Gomez. Che quartetto: il Papu, Pablo Alvarez, Nicolas Spolli e ovviamente Castro. E via di canzoni argentine con tanto di video musicali postati prontamente sui social. “Col Papu ci divertivamo così in ritiro. Era un modo per passare il tempo. Con il permesso del tecnico portavamo tastiera, chitarra e altri strumenti per divertirci. Improvvisammo un complessino”. Al microfono: “Gomez! Lui cantava, Spolli invece rullava una specie di tamburo. Alcuni giocavano alla Playstation; noi, invece, preferivamo suonare e cantare. Spolli e Izco, che all’inizio in realtà faceva del baccano, poi hanno imparato e con la pratica sono migliorati tanto. Ogni nostro video prevedeva una parte di progettazione e poi la creazione vera e propria. Qua al Chievo invece ho trovato Gobbi che suona bene”. Concedeteci un neologismo: cantalciatore. “La musica mi ha aiutato anche ad apprendere l’italiano. La lingua l’ho imparata bene anche se è più facile cantare che parlare fluidamente”. È stato addirittura filmato mentre intonava “Comunque andare” all’esterno dell’Arena di Verona. Il Pata Castro è fatto così: ragazzo umile e tranquillo, che a 28 anni ama dedicare il proprio tempo libero alla musica. Ma che sa fare benissimo il suo lavoro. Oggi doppietta alla Fiorentina: un gol di testa e uno di piede, lo stesso piede da cui deriva il soprannome ‘Pata’ ovvero ‘piedone’ perché “da ragazzino avevo già il 45...”. 3 punti per la band di Maran e Chievo ottavo a quota 11. Castro canta e incanta. Periodo d’oro per lui dopo i complimenti ricevuti da un certo Maradona per ‘El Genio’, canzone del Pata dedicata proprio a Diego. Suo idolo di sempre insieme a “Riquelme, il più grande”. Invece per quanto riguarda la musica: “Tra i sudamericani amo i Los Redondos e i No te va gustar, un gruppo uruguaiano. Tra gli italiani Tiziano Ferro ed Eros Ramazzotti. Sarei voluto andare al concerto di Eros”. Lui stesso sa di essere un idolo. Per i tifosi del Chievo e per i fantacalcisti che l’hanno acquistato. Fedelissimo di tanti, perno del centrocampo ad ogni asta. Musica per le loro… formazioni: uno di quelli che raramente tradisce. Anche Mihajlovic avrebbe desiderato avere la possibilità di schierarlo nella sua formazione, quella del Torino, ma in estate i granata ed il Chievo non hanno trovato un accordo. Per la felicità dei tifosi clivensi che possono continuare a godersi la musica del Pata, in campo e fuori. Col giocatore argentino ambientatosi ormai alla perferzione nella ‘sua’ Verona: “È una fortuna vivere qui, in questa città così tranquilla con una tifoseria serena che ti sostiene. Stiamo andando bene, speriamo che le cose continuino così". Tra gol, chitarra e ukulele: il componimento perfetto nella vita del Pata.
Data: 02/10/2017 -