Sorriso contagioso, garra da vendere e tranquillità da veterano, nonostante i ventuno anni ancora da compiere. Da ‘sconosciuto’ a stellina rossoblù nel giro di una notte, quella dell’esordio da favola di Thiago Motta sulla panchina del Genoa: eccolo il protagonista a sorpresa della notte di Marassi, a cambiare trama e finale del bellissimo film in scena ieri al Ferraris. Kevin Andrés Agudelo Ardila: “Ma chiamatemi Toto! - Senza accento sulla o - In Sudamerica mi chiamano tutti così”.
Colpa’ di zio Arley, figura importantissima per Kevin, che un giorno da piccolo per richiamarlo all’ordine gridò in mezzo alla strada: “Ehi Toto!”. Nessuno lo aveva mai chiamato così prima di allora, ma Kevin si girò come sapendo già che da quel giorno per tutti sarebbe stato Toto. A cominciare dagli abitanti di Puerto Caicedo, comune di poco più di diecimila abitanti nel dipartimento di Putumayo in Colombia, da dove la sua storia é cominciata. È il 14 novembre del 1998.
DA PUERTO CAICEDO A GENOVA, PASSANDO PER BOGOTÀ E ATLETICO HUILA
Niente mare, ma l’acqua cristallina del Putumayo: fiume a dividere la città che lo ha visto nascere. Tanta natura e l’allegria della gente a scandire il ritmo delle sue prime giornate, inevitabilmente passate a dare calci ad un pallone. I primissimi già all’età di 5 anni, papà Alejandro Gomez (libero professionista) e soprattutto mamma Monica (impiegata in banca) sempre con lui, a guidarlo verso un destino che da subito appare già scritto.
Ad aspettarlo a casa, invece, i suoi quattro fratelli: tre maschi e una sorellina più piccola, lui l’unico con la fissa del pallone. Che dopo gli anni passati ad inseguire il suo sogno lo porta a vestire la maglia del Bogotá Fútbol Club, squadra della seconda divisione colombiana e prima sua esperienza tra i professionisti. Il ruolo? Sempre quello, sulla trequarti: lì dove da sempre ha avuto sensazione e idea di poter rendere al meglio, lì dove Thiago Motta gli ha dato la possibilità di cambiare la partita e realizzare il suo primo gol in Serie A. Appena ventitré minuti e pochi secondi dopo l’ingresso in campo all’esordio con il Genoa.
La prima rete in assoluto? Maglia dell’Atletico Huila sulle spalle, lo scorso 7 aprile, società della massima serie colombiana alla quale il club di Preziosi è riuscito a strapparlo con un’offerta di due milioni di euro: battuta la concorrenza del Boca Juniors, che aveva individuato in Kevin il possibile sostituto di Nahitan Nandez, destinato anche lui ad un futuro in Italia, ma con la maglia del Cagliari.
Il resto é storia recente. Kevin che a Buenos Aires preferisce il lungomare di Genova, il sogno di una vita pronto a realizzarsi: quello di prendere il volo e dimostrare di poter fare cose importanti anche in Europa, in un campionato difficile come quello italiano. In un club ricco di storia come il Genoa. Al suo fianco, come sempre, anche nella scelta di lasciare casa cosi presto la sua famiglia: con le raccomandazioni di mamma Monica e i consigli di papà Alejandro.
ESORDIO, PRIMO GOL E UNA DEDICA SPECIALE
A imbarcarsi fisicamente con lui, invece, è la moglie Isabella. Conosciuta... su un campo di pallone: dove lui inseguendo i suoi sogni la incrociava sempre, ad unirli prima ancora di parlarsi il ruolo in campo. Attaccante nell’Alemanas, piccola squadra nella città di Neibar, come Kevin dicono capace di fare la differenza e che anche qui in Italia sta pensando di continuare a contendersi il titolo di bomber di famiglia con Agudelo.
Gli anni passati da fidanzatini, lo scorso 1 agosto la scelta di coronare l’altro sogno di Agudelo: quello di Kevin e Isabella, ieri in tribuna al Ferraris a raccogliere baci e dedica per il primo gol italiano di Toto. Diventato suo marito. “La rete è per la mia esposa ”. Portata sull’altare giovanissima, perché sicuri tutti e due del progetto voluto da Dio per loro. E allora eccoli sbarcare assieme a Genova per questa nuova avventura a tinte rossoblù: “Spero sia l’inizio di qualcosa di grande” le sue prime parole. Anche se per scendere in campo tra i grandi ha dovuto aspettare otto giornate. Aggregato alla Primavera, qualche convocazione con la prima squadra in attesa dell’esordio: arrivato ieri, con Thiago Motta che lo lancia in campo subito dopo l’intervallo.
Ventitré minuti e ventitré secondi e il talentino sudamericano di sinistro trova la giocata che cambia la storia della partita. Palla all’incrocio, sotto alla Nord che esplode. “Un’emozione grandissima, per me una cosa incredibile: prima partita e primo gol, è straordinario. Dove mi tenevano nascosto? Da nessuna parte, - sorride Agudelo dalla pancia del Ferraris - fa parte del processo di crescita, vengo da un calcio differente: piano piano mi sto inserendo nel calcio italiano, l’allenatore mi ha dato la possibilità di giocare e ho cercato di dimostrare che posso far parte del Genoa. Cosa mi ha detto Motta in questi giorni? Di giocare tranquillo, che non devo dimostrare nulla e di giocare per divertirmi”. Come faceva per le strade di Puerto Caicedo: dove Toto decideva di imboccare dritto la strada del pallone.
Non avesse fatto il calciatore? Ad appassionarlo l’architettura, chissà, anche se in testa il chiodo fisso era sempre e solo quello. Gli idoli? Iniesta, Messi e... il sinistro magico di James Rodriguez. Il Real la prima maglia sognando di diventare campione indossata da bambino, col Barcellona però squadra del cuore: squadra fissa nelle partite a Fifa, tra un allenamento e l’altro a Pegli.
Film e serie tv su Netflix la sera con Isabella. E poi la musica, ad accompagnare sempre le sue giornate. Fino al momento prima di scendere in campo: nessun rituale particolare, ma la ‘solita’ richiesta a Dio braccia al cielo, sostenerlo durante tutti i novanta minuti in campo. I primi 23 tra i grandi ieri sera, nella notte magica di Marassi: esordio da protagonista a sorpresa, sul prato del Ferraris. Quella del primo gol in Serie A. Della dedica speciale alla sua esposa Isabella. Prima pagina di una bellissima storia, ancora tutta da scrivere.
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