Keep calm and … ci pensa Dimitri. Come? Alla solita maniera: punizione. Roba forte, affilata. E via con l’unico risultato possibile: il gol. Un gesto ritrovato. Già, ‘Payet le temps retrové’. E il Velodrome impazzisce. ‘Oh, c’è la prima da titolare’. Sì, Garcia lo butta in campo contro il Guingamp. E fa bene. Delirio. Perché il Marsiglia vince e si avvicina al Lione, ora distante solo 4 punti. Questione di … sensazioni. “Je suis lìbére”. Libertà. Quella sconosciuta, almeno nel suo ultimo periodo al West Ham. In quarantena. Nessuna forzatura, pura verità: perché Payet a Londra non respirava più. Situazione impossibile. Isolato da tutti. “Nelle ultime settimane non parlava più con nessuno. Anche durante i pasti stava da solo, nascosto in un angolino”. Parola di David Sullivan, comproprietario degli Hammers.
Altra storia adesso. A casa. Osannato da tutti. Sì, magari ancora un po’ appesantito: ma poco importa. Perché il talento è quello. Dai, lo abbiamo visto tutti: ricordate gli Europei? Sì, è proprio forte. Non che prima non ce ne si era accorti, ma dopo quest’estate, beh: tanta roba. Stile. Rincorsa e potenza, ecco il segreto. Di cosa? Le punizioni. La specialità della casa. Gamba d’appoggio fissata affianco al pallone, 5 passi indietro e uno di lato. E il piede si apre di 180 gradi e bacia la sfera con il collo interno. Un rito. E una logica conseguenza: traiettoria in gol. Il pallone impiega 0,9 secondo per arrivare in porta. Quasi una formula matematica. Anzi, un brand. Minimal e moderno. A volte irruento, istintivo. Uno con cui è facile litigare. ‘La squadra lo voleva fuori. Il mister pure’. Ripudiato. I tifosi inglesi calpestavano la sua maglietta. Payet era nel mirino, soggiogato: la sua auto era continuamente colpita da uova. Poi arriva il mercato. È gennaio, Garcia chiama: ‘Oui, l’arrivée’, risponde Dimitri. Già, sliiding doors: riaffiorano i ricordi del Lille. Poi Marsiglia, l’origine. Dal difficile dualismo con Valbuena al feeling con Bielsa. Empatia ‘Loca’, caratteri veri. Forse pazzi. 3-3-3-1 e via, Dimitri trequartista. E fu un’annata d’oro. Contabilità ne abbiamo? Eccome: al termine della stagione 2014/15, Payet disegna 125 passaggi chiave: negli ultimi 5 anni in Europa nessuno fece meglio di lui. Crossa da paura, tracce tese e dure.
Come la sua infanzia. Dall’Oceano
Indiano con furore, figlio dell’Isola di Riunione. Poi a 12 dritto in Europa.
Le Havre. A 18 anni il primo contratto da professionista, al Nantes. Sacrificio,
in campo e fuori. Allenamenti a mille allora, poi dritto a lavorare. Cameriere
in un negozio di abbigliamento. In una parola: chic. Tutto vero eh, i video lo
testimoniano. Poi la famiglia, pazzo di Noa: il figlio. Uno che crede davvero
in papà: “Mio padre è il migliore al
mondo nel calciare le punizioni!”. Frase mica detta a casa, ma
gridata al mondo dopo la partita inaugurale di euro 2016. Quando papà Dimitri
disegnò una punizione da fine del mondo contro la Romania. “Quando ha segnato sono scoppiata a
piangere”, raccontò la moglie Ludivine. Poi altri due gol, Europeo da
protagonista. Dappertutto, soprattutto sui giornali. Un eroe del popolo. Anche
a Londra, dove girava con Lamborghini gialla targata Reunion 974. Sì, la sua
madre terra. Perché ‘ io tifo prima alla mia terra’. Fino alle ultime
meraviglie con il West Ham. Come il wonder gol contro il Middlesbrough di
inizio stagione. Fino a gennaio, the end. Cancellato dal gruppo di WhatsApp. Ma
chiamato da Garcia. E Marsiglia ora esulta, anche su Twitter: “Wanna sprite”. Sì,
riferimenti puramente casuali. Con un nuovo grande sorriso, quello di Payet.