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Data: 15/12/2017 -

Kannemann: lo scambio di magliette negato e la rivincita nei confronti del Real a tre anni di distanza

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C’è poco più di un’ora di pullman a separare Ciudad Evita, città del distretto La Matanza, dal Nuevo Gasómetro, lo stadio del San Lorenzo de Almagro. E proprio lì, su quel tragitto, hanno preso il via carriera, sogni e ambizioni di un giovanissimo Walter Kanneman, difensore del Grêmio ed ex Ciclón che giocherà la sua seconda finale in tre anni del Mondiale per club. Si troverà di fronte ancora il Real Madriddi Cristiano Ronaldo, che nel 2014 vinse il torneo battendo in finale proprio gli azulgrana, allenati da Edgardo Bauza, l’uomo che di lì a poco avrebbe raccolto l’eredità di Alejandro Sabella sulla panchina dell’Argentina. E con Cristiano i rapporti in quella finale non furono dei migliori: il portoghese esasperato dai tanti falli subiti disse a Kannemann “Qué malo eres!“, ossia “Ma quanto sei scarso!“. E l’argentino non la prese bene.

Il desiderio di rivalsa del Vikingo sembra proprio non avere limiti tra le pesanti critiche nei confronti del comportamento tenuto dai Blancos nell’ultima finale e la speranza di vincere un altro titolo con ilTricolor Gaúcho di Renato Portaluppi.

In vista della finale Kannemann avrà sicuramente un tifoso d’eccezione: quel Diego Pablo Simeone che forse più di chiunque altro ha un conto in sospeso con il Real Madrid e che nel 2009, da nuovo dt del San Lorenzo, si prese la responsabilità di scommettere sul settore giovanile del Ciclón permettendo a diversi giovani tra cui l’allora 19enne Walter di esordire in Primera División, mentre un certo Ángel Correa iniziava a farsi conoscere dagli osservatori di tutto il mondo fino alla benedizione di Papa Francesco nel 2013 e al trasferimento proprio all’Atlético Madrid del Cholol’estate successiva, qualche mese prima che il San Lorenzo perdesse la finale contro il Real.

Nonostante un buon esordio nel Torneo Clausura contro il Colón in quella stagione Kannemann continuò ad alternarsi tra la prima squadra e le riserve, trovando una prima consacrazione solo nel 2012 dopo l’infortunio di José Luis Palomino, titolare oggi con l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, che consentì al Vikingo di trovare maggiore spazio per mettere in mostra tutte le sue qualità. E destino o meno, nessuno dalle parti del Nuevo Gasómetro potrebbe mai dimenticare quel gol di testa, il primo della carriera di Walter, contro il San Martín de San Juan su assist del Pipi Romagnoli, che permise al Ciclón di evitare l’incubo della retrocessione.

Il 2014 fu un anno di cambiamenti per Kannemann che, con l’arrivo di Edgardo Bauza come nuovodt, venne spostato dal ruolo di terzino sinistro al centro della difesa per favorire l’inserimento nella formazione titolare di Emmanuel Más. La stagione si concluse con la vittoria finale in Copa Libertadores, ma anche con l’addio di Walter al popolo di Boedo per emigrare in Messico, all’Atlas, orfano di un leader difensivo dopo l’addio dell’ex romanista Leandro Cufré: un’avventura iniziata con un gol all’esordio nel Clausura 2015, contro i Monarcas Morelia, e terminata un anno dopo con l’affetto di ogni singolo tifoso Rojinegro per la dedizione e la grinta messe sul campo.

Infine il Grêmio, la seconda Libertadores in carriera festeggiata alla Spiderman, appeso alla barricata della Fortaleza pur non avendo preso parte alla finale di ritorno contro il Lanús per squalifica, e una nuova possibilità per provare a combattere lo strapotere del Real Madrid di Zinédine Zidane. Chissà se prima del match effettuerà il suo solito rituale, Walter: battersi una mano sul petto con energia, poi sulla testa, cercando motivazione e grinta negli occhi dei suoi compagni di squadra. Quello scambio di maglie rifiutato dai giocatori del Real nella finale di tre anni fa non l’ha dimenticato, ma come detto da lui stesso il Grêmio ha una speranza. Perché, come ha ribadito, “las camisetas no ganan partidos”.

Daniele Pagani - Tre3Uno3



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