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Data: 03/04/2018 -

Juventus-Real, Emerson: "Nel 2006 la mia cessione servì per aiutare i bianconeri. Giocare nel Madrid ha completato la mia carriera"

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Per due stagioni ha vestito la maglia della Juventus prima di lasciarla nell’estate del 2006 e andare al Real Madrid. La sfida di questa sera avrà in Emerson una doppio ex, che a poche ore dal fischio d’inizio della gara è stato intervistato dal quotidiano spagnolo Marca. Un’occasione per ripercorrere la sua carriera iniziata in Brasile e proseguita in Europa con le maglie di Juve e Real - tra le altre. Oggi Emerson vive a Miami e continua a vivere di calcio.

“Guardo sempre le partite per rimanere al passo - racconta - anche quelle europee. Il Real Madrid ha una grande squadra e poi in Champions League fa sempre bene. Per quanto mi riguarda posso dire che è il favorito nella partita contro la Juve - di cui ammiro l’organizzazione e la mentalità competitiva che ha sempre avuto. La Roma non è favorita contro il Barcellona però ha la forza della sua tifoseria in casa che aiuta molto. Giocare a Roma non è mai semplice”.

Emerson ha vestito anche la maglia giallorossa e per questo tiferà per la squadra di Di Francesco nella partita che si giocherà mercoledì sera contro quella di Valverde. Prima però occhi puntati su Juve-Real: “I bianconeri sono molto forti e molto merito ce l’hanno i dirigenti che acquistano giocatori che continuano a mantenere viva la mentalità vincente tutti gli anni. La cosa importante della squadra non sono soltanto i titolari ma anche quelli che danno profondità alla rosa e sempre danno qualcosa subentrando”.

Come ho detto il Real parte favorito, ha vissuto un momento difficile però ha recuperato. Non ho mai pensato che la squadra fosse in crisi, è successo ciò che succede a tutte le squadre che vincono la Champions: un momento di difficoltà. La Juve dovrà giocare due partite perfette, deve fare un grande sforzo collettivamente, stare molto bene tatticamente per annullare l’attacco blanco“.

Emerson torna poi a parlare anche dei problemi che durante Calciopoli lo portarono dalla Serie A alla Liga: “Ancora oggi non ho capito il finale di questa storia successa nel 2006. Sono state dette molte cose sugli arbitri però chi guardava le partite della Juve si meravigliava della forza che aveva quella squadra. Era una rosa di grande qualità tecnica che secondo il mio punto di vista non ha mai avuto bisogno di aiuto per vincere. Univamo tecnica e forza fisica, mi sarebbe piaciuto rimanere qualche anno in più per provare a vincere la Champions League. Avevo altri tre anni di contratto con la Juve e non pensavo di andare via ma la mia cessione era necessaria per aiutare il club”.

Così, la scelta di volare a Madrid: “Con l’arrivo di Capello ho pensato che per me potesse nascere una nuova opportunità e così è stato. In Spagna ho imparato molto, ho affrontato una situazione che non avevo mai vissuto nella mia carriera, ovvero la poca fiducia da parte della mia tifoseria, a volte essere contestato… Credo che il fatto di arrivare in un club per volontà di un allenatore abbia dato fastidio a molte persone. Nei primi mesi poi non stavo bene ma nella parte finale della stagione ho aiutato la squadra a vincere il titolo. Dico sempre che passare dal Real Madrid mi ha fatto sentire completo come calciatore”.

E ancora: “Non ho mai pensato che la tifoseria fosse ingiusta con me, il tifoso vuole solo vedere la sua squadra vincere e in quel periodo il Barcellona era superiore. Non mi sono mai lasciato abbattere dalle critiche ma al contrario mi davano la forza per dimostrare che si sbagliavano su di me, come poi la vittoria del titolo ha dimostrato. Casemiro? E’ attualmente il migliore nella sua posizione. È il termometro della squadra. Quando gioca lui gli altri giocano meglio e la sua virtù sta nella capacità che ha di leggere la partita. Si trova sempre nella posizione migliore e nelle condizioni di aiutare il compagno. Io con Capello ho imparato molto, per lui la disciplina è la cosa principale, la nostra relazione è stata molto professionale e ha sempre avuto molta fiducia nel mio lavoro“.

In chiusura, Emerson dice la sua anche su Barcellona-Roma, concentrandosi soprattutto sulla formazione giallorossa: “Ho sempre pensato che la Roma dovesse obbligatoriamente pensare di poter diventare una grande potenza del calcio italiano ed europeo. Ha una grande tifoseria, è nella capitale e tutti gli sportivi vogliono giocare e vivere a Roma.Vincere un titolo ogni 10-15 anni è davvero poco vista la sua grandezza, attualmente il Barcellona è più forte e parte favorito ma stiamo parlando di calcio e sappiamo che tutto può succedere”.



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