Una stagione di altissimo livello, l'ennesima da cinque anni a questa parte. Scudetto conquistato dopo una rimonta straordinaria, Coppa Italia che potrebbe rappresentare la classica ciliegina sulla torta. Unico neo, la bruciante eliminazione in Champions League per mano del Bayern Monaco di Vidal e Coman. Proprio delle recenti esperienze europee della squadra di Allegri ha parlato l'ad bianconero Beppe Marotta, intervenuto in occasione di un evento all'Università 'Bocconi' di Milano: "Rappresento una società che ha vinto, ma mi sembra doveroso un applauso anche al mio amico Adriano Galliani che ha vinto altrettanto - ha esordito Marotta - Nella Champions l'imprevedibilità, a differenza dei campionati, è determinante. Nessuna squadra é riuscita a vincerla due volte di fila, é fondamentale arrivare con le condizioni fisiche e con la qualità migliore. Nei campionati nazionali vince la miglior squadra in assoluto, e ogni squadra può recuperare il terreno perso: noi, infatti, eravamo 12º e siamo arrivati primi"
"Mourinho ha definito la Champions come la coppa dei dettagli e ha ragione - ha proseguito il dirigente bianconero - Basta vedere la nostra partita quest'anno a Siviglia e la partita che abbiamo giocato su un campo ai limiti della praticabilità ad Istanbul. Vince la società più stabile, anche fuori dal campo. L'anno scorso abbiamo giocato contro la squadra più forte al mondo, è normale il divario con noi. Andare a giocare per i grandi club a Sassuolo, a Carpi o a Genova non cambia, devi dare il massimo sempre: le piccole non hanno lo stesso stress mediatico nostro. Per arrivare alla finale di Champions devi stare al massimo fisicamente e mentalmente, cercando l'equilibrio giusto e presentando la migliore formazione possibile, sperando di non avere squalifiche o infortuni. Da inizio stagione si devono calcolare tutte queste cose".
"Partecipare ad una Champions significa arrivare minimo terzi in Italia - ha concluso Marotta - i ricavi che garantisce la competizione sono rilevanti. Galliani negli anni '90 é stato protagonista di quel periodo e il nostro calcio lo era altrettanto, i migliori giocatori venivano qui. Meglio vincere 10 scudetti in fila o una Champions? Sarebbe bello vincere entrambi, ma vincere in Italia permette l'ingresso in Champions.La Serie A è diventata un campionato di passaggio, i migliori giocatori vanno in altri club. Ho approcciato il calcio non volendo diventare calciatore ma dirigente, ho avuto questa grande opportunità di diventare presidente del Varese quando Galliani era vicepresidente del Monza, gestendo così un club. Anni fa non c'erano i profili di oggi nell'organigramma societario, allora c'erano solo presidente, segretario e allenatore. Quando gestisci una società piccola fai esperienza, e questa è stata la mia fortuna: i sogni spesso si possono realizzare, devi fare tesoro delle esperienze che fai. Oggi il mio lavoro è molto di sintesi, ed il mio lavoro è stato quello di scegliere uno staff, non i calciatori".