Dalla Scuola calcio alla Primavera, partendo da Asti. Luis Hasa, ala 2004 della Juventus, di strada ne ha fatta da quando giocava nel San Domenico Savio, società dell’astigiano fusasi tre anni fa con il Canelli. Con i bianconeri fu amore a prima vista.
Era il 1° luglio 2012 quando la Juventus lo portò a Torino e Luis aveva appena 8 anni. “Ricordo benissimo la prima volta che lo vidi” racconta a gianlucadimarzio.com Mauro Burbello, osservatore della Juventus per la zona di Asti e ora anche responsabile delle giovanili del Canelli SDS. “Passai al campo di San Domenico Savio e ho visto un ragazzino che faceva una serie di esercizi. Nel gruppo lui era quello che spiccava. Aveva caratteristiche superiori agli altri. Forza, tiro, dribbling e velocità di esecuzione fuori dal comune. L’ho rivisto in partita e confermai la mia idea. A quel punto chiamai a Torino e fu immediatamente preso”.
Il ragazzo dalla provincia passa alla grande squadra. In cambio l’allora San Domenico Savio chiede una sola cosa: che la Juventus partecipasse a un torneo della società astigiana. Risposta? Assolutamente sì. Un metodo di pagamento sicuramente particolare, ma d’altronde “Il San Domenico ha sempre dato la possibilità ai ragazzi di poter sognare, una cosa che per me i bambini devono sempre poter fare”. Così Luis inizia a giocare per la Juventus. Tanti viaggi con il servizio navetta della Juventus, da Asti a Torino, fino al passaggio nel convitto.
Dal 2012 a oggi è pian piano diventato un punto di riferimento nelle giovanili. Un anno fa Andrea Bonatti, attuale allenatore della Primavera, in Under 16 lo trasforma da centrocampista ad ala offensiva, gli dà la fascia da capitano e Hasa spicca il volo. Ora è lo stesso allenatore che l’ha portato a fare l'esordio da titolare in Primavera nel derby contro il Torino, vinto 4-2 dai bianconeri. Il migliore in campo? Neanche a dirlo, proprio lui. “Non soffre l’impatto con partite così impegnative" ha raccontato nel post-partita Bonatti. E pensare che di fronte c’è gente del 2002. I 2 anni di differenza non lo spaventano. Lui punta e salta l’uomo sia da fermo che in movimento, ma soprattutto segna (tiro da fuori area che si infila sotto l'incrocio dei pali).
Esattamente come faceva quando era al San Domenico Savio e stregò Burbello: “È piccolino, ma ha forza e ha uno strappo da fermo incredibile”. Ma soprattutto è un ragazzo semplice, che non ha mai dimenticato le sue origini: “Ad Asti ha sempre i soliti amici - racconta Burbello - con loro d’estate gioca sempre nei campetti e vedi che lo fa senza voler fare il fenomeno, ma proprio per il gusto di stare con loro e divertirsi. Quando lo vedo, poi, mi saluta ed è sempre gentilissimo”.
Ora pian piano si giocherà il posto da titolare con Soulé e chissà che non possa iniziare a stregare anche Lamberto Zauli, allenatore dell’Under 23. La Juventus si può sfregare le mani. Un altro ragazzo cresciuto dalla Scuola calcio in bianconero sta confermando che in passato si era visto bene. Prima di lui erano stati Simone Muratore e Giuseppe Leone, il primo cuneese e il secondo torinese.