Nella settimana di Juventus-Inter, Federico Bernardeschi ha parlato a margine di un evento Randstad all’Allianz Stadium di Torino, in un incontro moderato dal giornalista Giorgio Porrà. Il centrocampista bianconero ha toccato numerosi temi: di squadra, tattici e personali.
Le motivazioni:
“Per giocare al massimo è fondamentale la testa. Va coltivata, anche se forse la sfruttiamo poco. Alla Juve ci viene chiesto il massimo, ma ti viene dato tutto per poterlo tirare fuori: qui sono davvero felice, spero di poter ricambiare quanto mi è stato dato”.
L’infanzia e il talento
“Da bambino ero vivace, spaccavo tutto… Per i bambini è fondamentale divertirsi e nel calcio i piccoli devono poter esprimere il loro talento. Noi professionisti dobbiamo lanciare messaggi positivi in tal senso, per farli crescere al meglio”.
La scomparsa di Astori
“È qualcosa di personale, ognuno elabora il lutto a modo suo. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e di scambiare emozioni con lui. La fede? Non può eliminare del tutto il dolore, che resta dentro di te. Lui per me era una persona importante, un amico. Quei buffetti sulla testa… mi ha dato tanto per far sì che potessi migliorarmi”.
Allegri, il ruolo, Ronaldo
“Il nostro allenatore è fondamentale per il collettivo. Conosce le dinamiche del calcio, ha ragione quando dice che in campo poi andiamo noi e dipende tutto da noi. Ci vuole umiltà per dire una cosa del genere. Io tuttocampista? Ci vogliono fisicità e velocità, io cerco di coltivarle ogni giorno sul campo. E lì abbiamo il piacere di osservare da vicino il più forte del mondo che si impegna tutti giorni: Cristiano per noi è un esempio”.