C'era una volta la prima Juve di Allegri. Una Juve vincente, una Juve reduce dalla finale di Champions l'anno precedente, che poteva vantare nella sua rosa giocatori del calibro di Pogba, Buffon e la BBC al completo nell'era del suo massimo splendore. Una Juve che, come questa, era però partita con qualche cattivo risultato di troppo.
Era quella della stagione 2015/2016, conclusa con il 5º scudetto consecutivo, ma iniziata nel peggiore dei modi. Il punto di svolta? Una sconfitta contro il Sassuolo.
Da Sassuolo... al Sassuolo
A distanza di 6 anni esatti, la storia si è ripetuta (quasi) uguale. Era una fredda serata di fine ottobre, il 28 per l'esattezza: curiosamente, proprio un mercoledì in cui si giocava il turno infrasettimanale valido per la 10ª giornata di Serie A.
La Juve era reduce da una delle peggiori partenze in campionato della storia e aveva appena cominciato a macinare punti: un 3-1 col Bologna, un 2-0 con l'Atalanta e... un pareggio (per 0-0) a San Siro contro l'Inter.
Ricorda qualcosa? Come se non bastasse, l'avversario della 10ª era lo stesso: il Sassuolo, allora a Reggio Emilia, ieri a Torino.
Ad affondare i bianconeri 6 anni fa fu Sansone, con una punizione chirurgica al 20º del primo tempo. Una sconfitta pesantissima, la 4ª in 10 giornate: mai la Juve aveva subito così tanto in avvio di campionato, nemmeno oggi (a quota 3 sconfitte con quella di ieri). La classifica diceva posizione numero 12, la distanza dalla prima (la Roma) era di 11 punti.
A posteriori, però, i tifosi bianconeri quel giorno lo ricorderanno quasi con affetto: è la sconfitta che dà il via alla storica rimonta, il punto più basso toccato in Serie A nell'era Allegri da cui la Vecchia Signora ha saputo rialzarsi a suon di vittorie. Da quel mercoledì 28 ottobre, sono arrivate 24 vittorie (quasi) consecutive, interrotte solo da un pareggio al Dall'Ara contro il Bologna.
Merito di Allegri, che aveva saputo blindare la difesa (solo 20 i gol subiti a fine campionato); merito, però, anche dei cosiddetti senatori, su tutti Gianluigi Buffon. "A 38 anni non ho voglia di fare figure da pellegrini" tuonava lo storico numero 1 bianconero, seguito a ruota da Patrice Evra, in poco tempo diventato uno dei leader carismatici di quella Juve: "Contro il Sassuolo non abbiamo rispettato la maglia". Messaggio ricevuto, rimonta completata.
La storia si ripete?
Sei anni dopo, allo Stadium la sensazione è quella di un dejà-vu: è il 27 ottobre e non il 28, sono le 18.30 e non le 20.45; ma è sempre mercoledì, è sempre turno infrasettimanale, è 10ª giornata di Serie A. E soprattutto, è sempre sconfitta (questa volta in casa) contro il Sassuolo.
Sconfitta che arriva dopo un pareggio con l'Inter e 4 vittorie consecutive, un accenno di rinascita interrotto bruscamente dallo scavetto di Maxime Lopez.
Da chi ripartire, oggi? Buffon non c'è più, Evra nemmeno; è ormai un lontano ricordo Paul Pogba, vero leader tecnico di quella Juventus. Ci sono ancora, però, Bonucci, Chiellini e Massimiliano Allegri. E soprattutto (vice) capitan Dybala: oggi più che mai la Juve deve aggrapparsi a lui, per lunghi tratti l'unico in grado di accendere la luce in una fase offensiva spesso pover di idee.
La classifica (che per Max "non va nemmeno guardata"), però, quest'anno è più crudele: davanti Milan e Napoli corrono fortissimo. E se gli azzurri devono ancora giocare, i rossoneri sono già comodamente a +13 sulla Vecchia Signora: la missione rimonta, oggi, sembra improbabile, ma la Juventus può aggrapparsi alla storia.
E le parole di Allegri, oggi, suonano molto come quelle di Buffon 6 anni fa; "Una sconfitta così non può esistere": il primo obiettivo tornare a evitare le... "figure da pellegrini". Il secondo, far sì che la storia si ripeta. Dal Sassuolo... al Sassuolo.