18 aprile 2010, il derby di Julio Sergio
“Con Giorgio Pellizaro che era l’allenatore dei portieri, una persona strepitosa, parlavamo sempre di come i calciatori in partita potevano calciare i rigori e guardavamo i video per studiarli. Sapevo che se avesse tirato Floccari dovevo andare a destra, ho ritardato un po’ il tuffo e poi la palla è venuta sul mio ginocchio. Avevo studiato ma ho avuto tanta fortuna”.
“Durante quel derby il clima nello spogliatoio era caldo, per noi era importante solo la vittoria, eravamo in alto in classifica, perdevamo uno a zero poi il mister ha deciso di fare i cambi ma non avevamo il tempo di pensare, è stata una grande carica per la squadra, poi Vucinic ha cambiato la partita”. Un derby iconico e pieno di istantanee che si concluderà con il pollice verso di Totti. Il campionato però fu deciso la settimana successiva: “Il mio più grande rimpianto in carriera è Roma-Sampdoria. L’unica cosa da cambierei è quel risultato, ma avrei potuto fare poco sui gol”.
Sulla Roma di quest’anno invece: “Può andare avanti in Champions League, in campionato mi auguro che possa arrivare tra le prime quattro. Non posso permettermi di dare consigli a Di Francesco, penso che lui debba avere continuità. In Brasile diciamo sempre una cosa: Ferguson nei primi anni al Manchester United non vinse niente, però poi ha fatto nascere una filosofia. La Roma è una squadra che cambia ogni estate, tanti escono e tanti arrivano, non è facile trovare la squadra giusta. Arrivano sempre tanti stranieri. Un conto è giocare nei campionati stranieri dove solo due squadre vincono, in Italia anche le piccole giocano. Di Francesco fa un lavoro di spogliatoio e gestione dell’ambiente perché lui conosce quest’ambiente, la continuità penso sia la cosa migliore”:
“Totti? È la bandiera della Roma, ha dato la sua vita calcistica per la Roma. Loro devono trovare il modo di espandere il marchio attraverso Francesco, in modo da aumentare la pubblicità della Roma nel mondo”.
Infine conclude con un pronostico per il prossimo derby: “Vince la Roma è una partita importante che potrebbe portare tranquillità a tutto l’ambiente. Guarderò la partita con ansia da tifoso. Non me lo aspettavo ma la vita da tifoso è ancora più difficile di quelle da calciatore, perché non puoi fare nulla se non guardare. È devastante dover rimanere fermo”. La stessa sensazione che si ha quando sulla panchina sei l'ultima scelta tra i portieri. Basta un'opportunità. Quella che Julio Sergio non ha fallito.