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Data: 07/12/2017 -

Jonathan Klinsmann, dal tweet contro Donovan all'esordio in Europa League: la storia del figlio di Jürgen

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Quando sei figlio di un famoso ex calciatore che in carriera ha vinto tutto per tutti sarai sempre "figlio di...". Un malcostume, una nomea che volente o nolente devi accettare e portare con te. Tanto non te la toglie nessuno. Soprattutto se tua papà è Jürgen Klinsmann insomma non proprio l'ultima ex stella del calcio mondiale. Per l'ex attaccante - tra le altre di Inter e Sampdoria - parla il curriculum in cui annovera anche una Coppa del Mondo e quasi 300 gol in carriera.

Il figlio, Jonathan, però è diverso. Lui i gol non li fa, impedisce di farli. Sì perché di ruolo fa il portiere. E stasera farà il suo esordio tra i professionisti in Europa League contro l'Östersund. A 20 anni. Predestinato. Un talento sì, ma con qualche peccato di gioventù di troppo alle spalle. Qualcuno ricorderà il tweet che nel 2014 lo rese protagonista quando militava nell'Under 18 della nazionale statunitense. Un tweet scritto con leggerezza, un peccato di immaturità dove derise il capitano della nazionale a stelle e strisce, Landon Donovan, per la mancata convocazione al Mondiale in rasile del 2014. E vi ricordate chi fu l'allenatore ad escludere la stella americana da quello che avrebbe potuto essere il suo quinto mondiale? Jürgen Klinsmann. Proprio lui. Il tweet per l'appunto recitava "ahahahahahahahah Donovan". Poco intelligente. E il padre fu costretto ad intervenire: "Gli deve grandi scuse perché ha mancato totalmente di rispetto. Ha imparato la più grande lezioni di 'social medià che si possa immaginare".

Tirata d'orecchie a parte, il percorso di Jonathan nel mondo del calcio è stato abbastanza positivo. Nato e cresciuto negli Stati Uniti non parla bene il tedesco, ma lo capisce. Ha il doppio passaporto: americano e tedesco. In Germania probabilmente il cognome del padre avrebbe pesato di più nella sua carriera, negli Stati Uniti ne ha cominciato a patire il peso dal 2011 quando il papà è diventato CT della nazionale. Anche se all'università a pochi importava chi fosse: "All'università di Berkeley, quando giocavo per i California Golden Bears, ho imparato a reggere meglio la pressione dovuta al mio cognome. Al tecnico non importava se fossi il figlio di Klinsmann, Barack Obama o Winston Churchill. Gli interessava solo il mio potenziale”. Più bastone che carota insomma. E lui di questo ne ha fatto tesoro. Prima qualche difficoltà lo ha rallentato nel suo percorso di crescita. Nel 2014 all'esordio con la nazionale U18 americana - contro la Germania - si è fatto espellere. Mettendo in luce un po' di quella sregolatezza giovanile che può limitarti o lanciarti. Lui è uno di quelli che l'ha trasformata in voglia in determinazione. E così allenamenti duri e voglia di arrivare lo hanno portato a vincere - con la nazionale under 20 - il premio come miglior portiere nel campionato nordamericano di categoria.

E adesso nella capitale tedesca gioca come terzo portiere. Ascesa di un ragazzo determinato. A 20 anni all'Herta Berlino è il terzo portiere, ma ci sta. E la sua caparbietà stasera verrà premiata con la prima da titolare tra i professionisti: "Se lo è meritato. - dice l'allenatore Dardai - È migliorato molto da quando è arrivato”. Chapeau.

Favortismi? Neanche per sogno. Nella rosa dell'Herta giocano anche Pal Dardai jr (figlio dell'allenatore) e Maurice Covic, figlio del mister dell'Under 23 Ante Covic. E nessuno di loro ha ancora esordito? No. Perchè gioca chi merita e chi ha talento. Indipendentemente da chi era tuo papà. E allora... Viel Glück Jonathan!


Foto: Twitter Herta Berlino @HerthaBSC_EN



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