Da solo è seduto in Tribuna Tevere. Una vecchia maglia azzurra indosso, sulle spalle il numero dieci e il nome di Totti, simbolo capace di avvicinare Roma e l’Oltreoceano. Parla un ottimo italiano, ma l’accento americano è foriero di una bellissima storia: “Sono venuto dagli Stati Uniti per vedere gli Azzurri”, racconta a gianlucadimarzio.com.
Matthew Carlucci Jr. vive a Jackonsville, paradiso naturale e città più popolosa della Florida. All’Olimpico, durante Italia-Svizzera, ha realizzato un sogno: “Da quando ero piccolo volevo vedere giocare dal vivo la Nazionale italiana. Avevo 5 o 6 anni e i miei genitori tornarono da una vacanza con una sciarpa degli Azzurri. Un regalo bellissimo, ero così contento”.
Quel giorno il richiamo delle radici si è fatto più forte. Un omaggio alle origini dei bisnonni che passa attraverso il calcio: “Per me, ancora adesso, è difficile credere che sia successo davvero”. A Roma è arrivato martedì con un volo transoceanico, lasciando la sua routine americana dove insieme al fratello è proprietario della Brightway Insurance, un’agenzia di assicurazioni. A casa ci sono la moglie Lauren e i due figli: Matthew Carlucci III e Lilly Kate. Durante Italia-Svizzera, grazie alle videochiamate, c’è un filo diretto: “Mia moglie è una donna speciale, mi sento l’uomo più fortunato al mondo. Sapeva che questa esperienza sarebbe stata importante per me e quando ho vinto i biglietti è stata felicissima”.
"Pensavo non di non farcela, ora mi godo questa Italia"
Eppure, a un certo punto, Matthew ha visto il suo piano sfumare: “Quando nel 2019 ho scoperto che alcune partite degli Europei si sarebbero giocate a Roma, ne ho parlato subito con lei. È stato il suo regalo per il Father's Day (la festa del papà, ndr). Ho trovato i biglietti per Svizzera e Galles, ma purtroppo il torneo è stato rinviato di un anno per la pandemia. Ho anche pensato che il mio sogno sarebbe sfumato per via delle restrizioni sui viaggi in Italia dagli Stati Uniti. Una settimana prima della partenza ho ricevuto il via libera, così ho comprato il volo e ora sono qui”.
Giusto in tempo per vedere l’Italia di Mancini centrare gli ottavi di finale di Euro 2020: “Per me può anche vincere il torneo. I nostri centrocampisti hanno cambiato la squadra, giochiamo molto più la palla rispetto al passato. Il gruppo si conosce bene ed è fiero di indossare la maglia azzurra. Le altre Nazionali hanno tante stelle, ma non sono così squadra. Certo, ho visto giocare la Francia ed è forte, ma l’Italia mi dà grande fiducia”. Un po’ ne avranno acquisita anche alcuni giornalisti negli States: "Dicevano che solo con la Svizzera si sarebbe capita la vera forza dell’Italia, dopo la partita non vedevo l’ora di tornare in hotel per sentire i loro commenti”.
A sorprenderlo, però, non è stato soltanto quanto visto in campo: “La partita con la Svizzera è stata bellissima, un’esperienza davvero speciale per me. L’atmosfera era incredibile, negli Stati Uniti è il football americano a farla da padrone. E pensare che lo stadio era solo al 25% della sua capacità, chissà che rumore quando è pieno...”.
"E quella volta a Montreal per Giovinco..."
Un po’ di Italia calcistica, in realtà, Matthew l’aveva già assaggiata. Una storia nella storia: “Alcuni anni fa ho cominciato a seguire le partite del Toronto per Sebastian Giovinco (142 presenze e 83 gol tra il 2015 e il 2018, ndr), mi piaceva tantissimo. Può sembrare comico, ma sono andato a Montreal, in Canada, solo per vederlo. È stato il mio giocatore preferito”.
Oggi ha iniziato ad ammirarne altri. Come Jorginho: “Fondamentale. È il Pirlo di questa squadra, pur giocando più sul corto. Mi piacciono anche Chiellini e Bonucci. Ma l’Italia non è delle stelle o di un singolo giocatore, la forza è nel gruppo”. Grazie a Mancini è rinato il sogno azzurro, anche quello di Matthew.