Lo chiamavano Inzaghi(to). O forse no? Senza forse, era lui a chiamarsi così. Autoreferenziale non da poco. “Mi ispiro a Pippo, voglio ripercorrere la sua carriera. ”. Sogni (infranti). “Italia? Spero di restare a lungo!”. Altra sentenza. Parliamo del signor? Nomi e cognomi prego. Bruno Fornaroli. “Ah, lui”. Il tifoso della Samp ha già capito (purtroppo!). Per gli altri, invece, ecco un breve identikit. Attaccante uruguaiano, 28 anni. Arrivò in Serie A che ne aveva appena 20. Meteora tra le tante, diverse occasioni e pochi lampi (nessun gol in campionato). Via di prestiti dopo le prime bocciature. San Lorenzo, Recreativo, Nacional. Poi, nel 2012, l’addio definitivo.
Oggi Fornaroli segna in Australia (sì, per esplodere davvero è dovuto andare fin laggiù). Canguri e spiagge, va così. Sognando l’idolo Inzaghi. 22 gol coi Melbourne City in 25 partite, capocannoniere del torneo. Esultanze? Tante, quasi tutte alla Pazzini. Dita sotto gli occhi e sorrisetto. Quello che in Italia non ha mai potuto sfoggiare. Eccezion fatta per 3 sigilli tra Europa e Coppa Italia. Kaunas (2), Empoli e? Stop. Troppo pochi per chi veniva soprannominato il “dio del gol”. Bel rapporto coi tifosi blucerchiati però, amatissimo dalla curva. Cori, applausi. Motivo? E chi lo sa, forse a pelle.
Il “Cactus” – questo il suo soprannome, perché "non faceva mai respirare i difensori" – era simpatico un po’ a tutti. Specie a Palombo, compagno di stanza durante il ritiro: “I ragazzi sono strepitosi, soprattutto Andrea, l’allenatore mi spiega con attenzione, la cucina è ottima”. Consigli? Al tempo qualcuno: “Un altro fortissimo è Cardacio, ha lo stesso stile di Pirlo: credetemi”. Cardacio, già. Alzi la mano chi se lo ricorda. Pochi pochi. Ex Milan, oggi gioca in Messico. Le sentenze del Tuna, al tempo, non furono poi così indovinate. Stavolta Fornaroli ha scelto l'Australia, doppia cifra al Melbourne City. Oggi, come ieri, come sempre, sognando Pippo Inzaghi. Fornarito.