Dopo l’eliminazione di Juventus e Napoli, l’Atalanta è l’unica italiana ai quarti di finale di Champions League. “Ha spirito e principi moderni che poi sono quelli che alleno in Nazionale fin dalla prima ora: coraggio di osare, mentalità offensiva, ricerca di dominio oltre il risultato. I top club in Europa giocano tutti con questa mentalità, ma anche in Italia le cose stanno cambiando, molti allenatori oggi osano di più, anche per merito dell’Atalanta. Ha dimostrato che un certo calcio, oltre a essere bello, porta risultati. Se si diffonde questo tipo di cultura, ci guadagna anche il c.t. della Nazionale. L’Atalanta si è meritata questa splendida avventura”. Parla così il ct azzurro Roberto Mancini a La Gazzetta dello Sport in vista della partita di mercoledì contro il Psg.
Sul paragone tra il percorso della sua Sampdoria e i nerazzurri di Gasperini però il ct non ci vede molte similitudini. “Come auspicio ci può stare. Come paragone un po’ meno. Noi avevamo già vinto lo scudetto, la Coppa Coppe e qualche altro trofeo. Eravamo da anni al vertice. Il riferimento dell’Atalanta può essere il Valencia di Cuper che esattamente 20 anni fa, nel 2000, arrivò a sorpresa in finale di Champions nell’anno del terzo posto in campionato. Anche l’Atalanta è arrivata terza... Poi il Valencia tornò in finale, vinse lo scudetto e aprì un ciclo. Può farlo anche Gasperini che gioca con l’aggressività e l’intensità di Cuper”.
Su Pirlo che avrebbe voluto nel suo staff in Nazionale, ma che allenerà la Juventus senza esperienza in panchina, proprio come aveva fatto lui con la Fiorentina: “Che è fortunato: parte dal punto più alto e dalla squadra più forte…io sono partito dalla Fiorentina, non dalla Juve... A parte gli scherzi, se ho cercato Andrea è perché so che ha grandi conoscenze di calcio. Come De Rossi. Mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. La storia è fatta di prime volte. Andrea apre una via nuova. Seguiamolo”.