Un eroe lo si riconosce da come viene ricordato. Miti, leggende, storie di campioni. Applausi. Bastano quelli sì, scroscianti e nitidi. Standing ovation in una notte di maggio. Freddina, non da primavera. Son le notti sue, di Miro. Glaciale, chapeau. Con l'Inter è grande Lazio, finisce 2-0 e Klose la infila da attaccante vero: pallonetto ravvicinato ad Handanovic, finta e controfinta sopra ginocchia di 37 anni. 37, sì. Reggono bene, forse anche di più. E' opportuno sottolinearlo. Poi l'epilogo, applausi su applausi. Sotto gli occhi di Riedle in tribuna, ex bomber tedesco della Lazio anni '90 che non tornava all'Olimpico da 23 anni. Destino. Klose, Klose, Klose. "Ce l'avemo solo noi...". Cantano i tifosi, sorride Simone Inzaghi. Il quale, zitto zitto, batte l'Inter dell'amico Mancio (di nuovo con Pippo in tribuna, evidentemente porta bene). Mancini sì, quello che nell'estate del '99 convinse Cragnotti ad acquistare il giovane Simone. Intuizione vincente, amori e dissapori tra i due "fumantini" di Formello: dall'assist a Venezia per il 21 lì davanti al cucchiaio (sbagliato!) contro la Reggina. "Sto deficiente..." sussurrò Mancini, beccato dalle telecamere. Oggi Inzaghino se la gode, nonostante l'espulsione per proteste. Troppa foga, pazienza. Anche da giocatore ogni tanto esagerava. Ma tant'è, 2-0 all'Inter e altra vittoria fondamentale. Non tanto per la classifica, quanto per la riconferma a fine stagione. Apre Klose, chiude un Candreva in grande spolvero, anche lui applaudito all'uscita dal campo. Ah, rete su rigore, un bel riscatto dopo l'errore di Genova. Gioco, partita, incontro. Parte vola un'Aquila nel cielo. All'Olimpico vince la Lazio. Standing ovation ed emozioni.
Data: 01/05/2016 -