Sueño cumplido: tradotto (e non che ce ne sia particolarmente bisogno), sogno realizzato. Quello di 7000 anime andaluse e di una squadra giovane, trascinata da due potenziali crack e da vecchie promesse del calcio rigenerate, che gioca, segna e sa divertire a San Siro: qualcosa di inatteso, forse, ripensando alla sconfitta di pochi giorni prima in casa contro il Valladolid. Qualcosa di reale, per il Betis Siviglia di Quique Setién, dominatore di un Milan il cui incubo post derby prosegue ininterrottamente.
Pensiero comune in un caldo pomeriggio in piazza Duomo, vagando in un mare biancoverde di sorrisi, cerveza e spensieratezza: “Oggi va bene anche uno 0-0, così come al ritorno: ce la giochiamo con l’Olympiacos”. Idee contrastanti con quelle di Setién, sfacciatamente convinto di poter dire la sua contro un gigante di fama mondiale, tra ragazzi rimasti ancorati all’ideologia di un avversario notevolmente superiore: raccontano di venire dallo stesso quartiere del presidente bético, di vivere semplicemente con orgoglio la trasferta con maggior seguito di tifosi nella storia biancoverde. Il pensiero di una vittoria, modestia o meno, nemmeno li sfiora: sbagliarsi, mai come stavolta, è stato tanto bello.
“Fanno bene possesso palla”, dicevano: e fosse davvero solo quello, il Betis. Agevolato da un Milan mentalmente a terra e idealmente scarico, ma capace per davvero di divertire e saper sognare in grande: consapevolezza raggiunta con una qualificazione in Europa League insperata al termine della scorsa stagione, con un ruolino di marcia rivoluzionato dopo il cambio in panchina, accresciuta notevolmente con un mercato capace di portare acquisti importanti, puntando sempre più in alto.
E se William Carvalho a centrocampo domina, a farlo tecnicamente ci pensano i giocatori che a San Siro, come di norma, hanno saputo premere il tasto “qualità” sulla macchina del futuro Setieniana: da Sergio Canales, vecchia promessa di casa Real Madrid tornata a splendere dopo stagioni difficili, a Giovani Lo Celso, mister assist e (che) gol. Lusso arrivato in prestito da una bottega inaccessibile, come quella del PSG, e maestro tra centrocampo e trequarti dalle parti del "Benito Villamarin": uno cui l’X Factor, e non solo a giudicare dal video di presentazione relativo al suo acquisto, non manca già dai tempi del Rosario Central. Excelso, come lo chiamano in Andalusia: e anche qui, di una traduzione, la necessità è piuttosto relativa.
pic.twitter.com/wWNf0D5vcu
— Real Betis Balompié (@RealBetis) 31 agosto 2018
Undici titolare con Barragan (classe 1987) come calciatore più vecchio, 26 anni di media e la leadership di un Bartra cresciuto enormemente dopo la parentesi in Bundesliga: al resto, attendendo un salto in avanti ulteriore dopo tanti problemi fisici, prova a pensare Tonny Sanabria, costantemente sotto la lente di ingrandimento di quella Roma che può ancora esercitarne un’opzione di riacquisto (14,5 milioni) per riportarlo in Serie A. Esaltarsi nei grandi stadi è il suo forte, punire le indecisioni delle difese avversarie altrettanto: dimostrano il gol del vantaggio di oggi a San Siro e il colpo di testa al Bernabéu che punì, poco più di un anno fa, il Real Madrid.
Più che in campo però, o oltre i gol realizzati, è il post triplice fischio a rappresentare tutta, ma proprio tutta la serata del Betis: il crollo a braccia e gambe aperte di Bartra, con pugni stretti e agitati; la corsa dello staff tecnico sul terreno di gioco, il rientro successivo della squadra per un giro di campo sotto la sciarpata di un settore ospiti impauritosi solo davanti al sussulto di Cutrone. Il resto, invece, è stato tutto riassumibile in due parole: sueño cumplido. Per la miglior traduzione, servono solo gli occhi: osservando un gruppo giovane e i volti dei suoi protagonisti, quasi increduli come i 7000 tifosi al seguito, espugnare San Siro con pieno merito, guadagnando la vetta del girone. E godendosi fino in fondo una serata indimenticabile.