Una rete all’ultimo respiro, un gol che vuol dire retrocessione evitata e primo posto nel girone di Nations League ancora possibile; l’Italia batte la Polonia grazie a Cristiano Biraghi. L’uomo che non ti aspetti, uno ‘dei nuovi’ su cui ha voluto puntare il ct Mancini per ripartire dopo il post-Svezia. L’esordio nel pareggio di mercoledì scorso contro l’Ucraina, poi la seconda, indimenticabile presenza a Chorzow. Gol e dedica, la più sentita, al numero 13.
All’amico Davide già ricordato in occasione dell’ultimo turno di Serie A, quando Cristiano ha segnato contro l’Atalanta. Sempre presente. Dopo la scomparsa di Astori, insieme all’attuale capitano viola Pezzella, è stato tra i primi a difendere la fascia con il numero 13: "La fascia della Fiorentina dedicata ad Astori non si tocca - aveva detto - se la Lega deciderà di multarci, allora pagheremo le multe”. Naturale che il pensiero dopo la prima rete in azzurro fosse ancora per il Capitano.
“Davide è parte di me, il pensiero va sempre a lui - ha commentato commosso dopo il novantesimo - il colpo di testa non è nemmeno il mio forte... Come mercoledì passavano i minuti ma la palla non entrava. Siamo stati bravi e ci abbiamo creduto fino alla fine, restando attenti anche alle loro ripartenze. E’ la vittoria del gruppo, siamo duri da battere”. Biraghi si prende la Nazionale così come si era preso la Fiorentina.
In viola l’inizio non fu facile, dopo il ko contro il Chievo i tifosi lo avevano attaccato duramente. Lui si era difeso, e soprattutto aveva risposto sul campo. Segnali di crescita immediati, carattere da leader e una rivincita silenziosa: un girone dopo - ancora contro il Chievo, il 25 febbraio scorso - dopo quasi 200 partite da professionista segnò il primo gol con la maglia viola, su assist di Astori. Una settimana prima della sua scomparsa.
Proprio allora arrivò la terza convocazione con la nazionale maggiore, dopo quelle per gli stage con Prandelli nel 2014 e con Ventura nel 2017. Di Biagio lo aveva osservato, e infine lo ha anche chiamato. A 25 anni un nuovo sogno da vivere dopo tante esperienze alle spalle; dagli allenamenti con i vari Zanetti, Maicon, Cambiasso ai tempi dell’Inter, alle amicizie extra calcistiche con Sneijder ed Eto’o. Dagli insegnamenti di Benitez e Zeman alla stagione in Liga, dove se la vede con Ronaldo, Messi, Neymar e Suarez. Nel mezzo anche il debutto a 18 anni con i nerazzurri.
A marzo la sua vita è cambiata, come quella di tutti i compagni che anche oggi a Firenze vivono ogni minuto di ogni partita nel ricordo di Davide. In viola Biraghi è cresciuto, ha trovato la sua dimensione e ha conquistato (per davvero) la Nazionale. “Se sono qui è anche grazie ad Astori”. La gioia del gol e le braccia immediatamente al cielo, il 13 sulle dita. In un’altra serata indimenticabile.