Una città felice è una città bella. Tautologia quasi inconfutabile. E spesso a regalare gioie ed emozioni è il calcio. Come a San Benedetto del Tronto. Bello il mare, belle le palme che lo costeggiano, lo accompagnano nel suo leggiadro perpetuarsi. Bello lo stadio, non a caso Riviera delle Palme…e la squadra! Il ritorno tra i professionisti dopo la promozione dello scorso anno e... Sambenedettese subito in testa alla classifica del gironeB di Lega Pro (in settimana la vittoria contro il Padova). Cantano e ballano tutti, tifo e stadio all’inglese. Non lui, Sandro Federico, il direttore sportivo. Applaude e si siede: non si scompone. “Il mio ruolo mi impone una certa razionalità, ormai non sono più un giocatore…”.
Un tipo serio Federico: parla, racconta di come ha costruito la squadra, delle sue operazioni di mercato. Stupisce per la minuziosità dei dettagli. Si ricorda tutto e…dorme poco la notte. Soprattutto in tempo di mercato, “spesso mi sveglio e penso a chi poter prendere. Mi è capitato con Ferrario, che prima di tutto è un grande uomo e l’ho voluto fortemente, ma non solo con lui”. Sugli obiettivi, invece, ci va cauto, molto cauto. Preferisce non sbilanciarsi, vuoi per scaramanzia vuoi per quella desiderata razionalità: “Questa è una piazza che merita altri palcoscenici – spiega Federico ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – la proprietà e tutti noi stiamo lavorando per fare qualcosa di importante. La Serie B? No, no ora non ne parlo. Dico solo che dopo lo scetticismo iniziale dell’ambiente, ci siamo e si sono tutti accorti, specie nelle partite con Venezia, Parma e Padova che abbiamo tra le mani una buona squadra e possiamo fare un grande campionato”.Federico è tornato alla Sambenedettese a luglio (c’era già stato da giocatore), con le sue idee di calcio e la sua convinzione di direttore sportivo factotum: “Ora non è questo il caso perché c’era già una grande organizzazione. Ma secondo me il direttore sportivo deve essere un manager a tutto tondo, non deve occuparsi solo del mercato. Ricordo quando a Siena venne il Barcellona a complimentarsi per l’organizzazione societaria che avevamo creato…”. E quello scetticismo iniziale? “Abbiamo preso giocatori reduci da campionati non entusiasmanti e quindi era normale, i tifosi si aspettavano grandi nomi. Io so bene però che a questi livelli non conta il nome, ma la fame e la voglia di arrivare. Di Massimo, Di Pasquale, Sorrentino, Pegorin e ci metto anche Mancuso che è un ’92. Sono tutti ragazzi che hanno fame, quella che cerchiamo noi! Ora la gente, giustamente, sogna ma c’è tutto un campionato e i valori verranno fuori. Penso a Parma e Venezia, ma anche a Reggiana, Bassano, Teramo e Feralpi”.
Quando parla della curva, Federico sorride. Un sorriso che nasconde tanta emozione e quella voglia – necessariamente attenuata – di farsi ‘trascinare’, come dice lui: “Questa tifoseria regala ogni volta un qualcosa di emozionante tant’è che mia moglie e le mie figlie vanno a vedere spesso le partite in curve. E’ una curva che trasuda passione e soprattutto che trascina, unica nel suo genere”. Straordinaria così come il gemellaggio con la tifoseria del Bayern Monaco… “C’è un rapporto strettissimo tra le due curve. Stiamo pensando di fare un’amichevole con loro. Ci sono già stati dei contatti, vediamo quando sarà possibile…”.
Si ferma un attimo Federico, guarda nuovamente la classifica: “Felicissimi per il primo posto eh, ma è lunga (ci tiene a sottolinearlo nuovamente). Un’altra squadra che sta facendo molto bene è il Gubbio, poi loro sono avvantaggiati perché hanno mantenuto gran parte dell’organico dello scorso anno”. A proposito di Gubbio, altra rivelazione del girone B, il direttore Pannacci ci ha detto che se dovesse paragonarlo ad un quadro, lo vedrebbe come un arcobaleno con il sole, evitando richiami ai vari Monet e Van Gogh… “Sì sì anche io lascio perdere i grandi maestri. Vedo nella Samb un dipinto con il mare e una barca. Ora stiamo navigando e l’obiettivo è chiaro: arriverà più in là possibile…”.
Mica male la metafora. Ambizioso ed estremamente attento, Federico. Osserva tutto, difficilmente gli sfugge qualcosa. Uno di quelli che ‘parla con gli occhi’. Ringrazia e corre via, prima una promessa… “Amo correre. Se andiamo in Serie B mi faccio 100 km di corsa…”. Scripta manent direttore e quelle splendide palme che già sarebbero pronte a fargli una tiepida e panica compagnia. D’altronde ‘la terra’ di D’Annunzio è qui vicino…