Il calcio è strano. Vero sì, romantico. Ma strano. A volte rimani così, fermo. Sorrisetto, era destino dai. L’avrà pensato anche Sandrino (la rima è un caso). Gira, rigira, poi ritorna. Destino. Parolone quest’oggi, ad hoc ed appropriato. Perché con Totti e De Rossi out, il derby lo decide Florenzi. Romano, romanista, da capitano. Calcio al passato, sguardo al futuro. Alla prima, in un derby, con quella fascia al braccio. E quanto conta da "ste parti". Tantissimo. Forse più di tutto, più di quanto non t’aspetti. Florenzi lo sa. Lazio, che debacle. Un 4-1 secco e senz’alibi. Apre El Shaarawy, chiude Perotti. Nel mezzo Dzeko e Sandrino. Scontato, ma non troppo. Un brivido, quest’oggi, nel deserto dell’Olimpico.
Senza tifosi, senza curve. Un tempo cori d’emozione, ora echi lontani. Ci ha pensato Florenzi a rompere il silenzio, proprio sotto la Sud. Angolo per la Roma, partita sul 2-1. Parolo l’aveva ripresa (dopo un palo e una traversa). Palla alta, il 24 sbuca all’improvviso. Sandrino c’è, destro potente all'angolino. Gol. Sicurezza. Vitinia, l’Acilia, papà Gigi, la nonna, il fratello Emiliano, quel primo allenatore che non l’ha dimenticato, Maurizio Ceccarelli. Poi i birilli, il Crotone, il gol al Barcellona. C’è tutto, in quella corsa lì. Liberatoria, verso la panchina, poi sommerso dai compagni. Con Totti, lì seduto, a guardare il futuro della Roma che sorride. Prima o poi il regno finirà, il tempo passa. La corona (giallorossa) ha già il suo erede. “Alessà, un giorno al Capitano gliela darai coi piedi, non con le mani”. Ipse dixit di papà. Profeta. Stavolta la dedica è tutta per Checco, che l'ultimo (?) derby avrebbe voluto anche giocarlo. Pazienza. Florenzi starring da terzino, è la sua giornata. Sorrisetto, era destino. Il destro, la corsa, l'urlo. Sempre lui, bello de' nonna.