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Data: 02/10/2016 -

Il déjà vu di Ambrosini, il "73" nel destino e le lacrime di gioia: Locatelli Re della pazza serata di S.Siro

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Paradosso: forse, per uno dei più incredibili episodi di un'ancora precoce carriera, questa doveva essere la Sua partita. Pazza, Loca. Un disegno perfetto del destino per un gol bellissimo e decisivo, proprio lì, in quella metà campo e verso quella porta a cui guardava per la prima volta qualche mese fa, nel momento del suo esordio in Serie A contro il Carpi: nome sulla bocca di tutti, aspettative altissime e risposta pronta. Firmata, con tanto di siluro all'incrocio, Manuel Locatelli.

Dire che il calcio è semplicemente incredibile, a volte, può solo sembrare riduttivo. A maggior ragione se sei sotto 1-3, scosso da un Sassuolo rimaneggiato ma ugualmente padrone del campo, apparentemente senza via d'uscita: Milan confuso, tramortito, ma per l'incredulità di chiunque pronto ad una rimonta Loca. I fischi di San Siro all'uscita di Montolivo, i tanti mormorii in tribuna per la decisione di Montella: Loca mica tanto, visto il risultato. Personalità immediata, cambi di gioco, voglia di provare ad accendere la luce in un momento buio e riuscirci, dal 2-3 al suo 3-3, fino al 4-3 finale. Un gol che per certi versi ha ricordato quello di Ambrosini, allora 22enne, in un Milan-Sampdoria decisivo per lo scudetto che sarebbe arrivato a fine stagione: stesso angolo, stessa porta, stesso piede (il mancino) ma esultanza meno Loca, rispetto a quella di un classe '98 che proprio a quel gol pazzesco non voleva credere.

Re di una serata pazza, infiammata da una corsa sfrenata, senza meta e scuotendo continuamente la testa. Non può essere? Altroché. Tutto vero. Scacciare gli incubi dell'ennesimo faccia a faccia con una vera e propria bestia nera e siglare il primo gol in A così, nella settimana degli 80 anni di un Berlusconi che avrebbe voluto vederlo da tempo protagonista in campo: un regalo al suo presidente e a se stesso, tra i primi, solidi mattoncini di una carriera in cui Locatelli, ora, potrà solo stupire ancora. Dagli oratori di Pescate, nella squadra allenata da pap, ai primi passi a 9 anni da trequartista nella Primavera dell'Atalanta, passando per una lunga trafila nel settore giovanile del Milan in cui è cresciuto, definitivamente, regista: testa sempre alta e compasso aperto, cercando di imitare gli idoli Pirlo e Totti. Con quel 73 sulle spalle e impresso nel tabellino come minuto del gol realizzato (destino, dicevamo?) che, in fondo, sa tanto di somma tra due cifre destinate a regalargli una “10” rossonera in futuro, passando per prestazioni come quella di oggi.

Allegri ne era rimasto stregato già 4 anni fa, prima di terminare la sua esperienza sulla panchina del Milan: Brocchi ne ha fatto perno inamovibile della Primavera, portandolo all'esordio in A, mettendo in pratica le intenzioni di Mihajlovic. Montella, ora, si coccola un giocatore capace di essere già decisivo, entrato in campo con carattere e voglia di stupire. Scoppiato in lacrime a fine match, in preda ad una gioia Loca alla quale è stato impossibile sottrarsi: perché una partita così, a dir poco folle, non poteva che essere la sua. Scritta da un destino pazzesco, e da un sinistro che rimarrà scolpito nella testa e nel cuore di un talento sempre più pronto a conquistare San Siro. Tra storici déjà vu, rimonte completate e il sogno di avere in mano le chiavi del centrocampo rossonero.



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