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Data: 02/03/2019 -

Hugo, un Maradona in terza categoria. “Diego? Mi chiede sempre del Napoli”

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Il rapporto con Diego, la scelta di tornare a vivere a Napoli, la nuova avventura da allenatore della Real Parete. In terza categoria. "Per me è semplicemente mio fratello. Il più forte del mondo".
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Il rapporto con Diego, la scelta di tornare a vivere a Napoli, la nuova avventura da allenatore della Real Parete. In terza categoria. "Per me è semplicemente mio fratello. Il più forte del mondo".
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REAL PARETE, TRA PREMIER E TIKI TAKA. “COME ABBIAMO SCELTO MARADONA”

“Hugo a Parete gioca col 4-3-3. Per noi averlo qui è un onore, ma anche per lui è una possibilità di rimettersi in gioco”. A parlare è il giovane direttore sportivo Francesco Orabona, l’uomo che ha avuto l’idea di affidare una squadra di terza categoria a Maradona. “Lo avevo già appezzato alla scuola calcio Mariano Keller e ho pensato che avrebbe fatto bene con i nostri ragazzi. Siamo la squadra più giovane della Campania, lui ha portato serenità ed esperienza”.







Un’intuizione appoggiata dal presidente Pezone che insieme a Orabona ha riportato il calcio a Parete dopo 15 anni. “Chi meglio di un Maradona per sognare in grande”, dice il direttore sportivo, mostrando il logo della squadra. Un leone identico a quello della Premier League. “Ci ispiriamo al calcio inglese per il business e a quello latino dal punto di vista tecnico. A fine campionato ospiteremo il Bolton per un’amichevole. Siamo penultimi ma non abbiamo l’assillo di una retrocessione (anche perché non sarebbe possibile, ndr).






“LA JUVE? DIEGO NON CI SAREBBE MAI ANDATO A GIOCARE. PENSA SEMPRE A NAPOLI”

L’allenamento è finito. Hugo l’ha osservato in silenzio. Giornata di lavoro atletico, poco su cui intervenire. I ragazzi tornano nello spogliatoio e lo salutano. C’è il promettente portiere del 2003 Davide Boccia e il figlio d’arte del 2002 Rodolfo Pezone. C’è anche capitan D’Andrea, 25 anni. Quando non si allena, guida i camion. “Fanno tutti grandi sforzi, c’è un clima familiare che piacerebbe molto a Diego”, dice Hugo. “Siamo stati insieme a Natale. Pensa sempre a Napoli. Mi chiede sempre come ha giocato il Napoli, come va la squadra. C’è un legame impossibile da scindere con questa città”.

Memoria di giorni antichi e gloriosi. Domenica arriva la Juve di CR7, forse il più forte di oggi. “Diego non avrebbe mai lasciato il Napoli per andare a Torino. Non sarebbe stato lui se lo avesse fatto”.






Impossibile strappare a Hugo troppi dettagli su Diego. Riservatezza assoluta, tutela di un rapporto cementato dalle difficoltà. Un anno fa Hugo ha rischiato di morire. I medici dell’ospedale di Pozzuoli lo hanno riportato alla vita. È successo anche a Diego, seppur venendo da problemi diversi. Protetti dai loro genitori in cielo e dalla gente che li ha amati in terra. “Devo scappare, ho un compleanno a cui tengo molto”, saluta Hugo, avvolto nel giaccone della società.

Lascia il campo di Parete, sale in macchina e torna verso Bacoli. Diego è dall’altra parte dell’oceano e nei pensieri di tutte le persone che incontra qui. Sarà sempre così. Sguardi e sussurri. Un Maradona a Napoli è come un diamante: per sempre. “Non so se tornerà, ma non fa differenza”. Ha ragione: Hugo ci è tornato, Diego non se n’è mai andato.






Riprese e montaggio video a cura di Emanuele Ceprani


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