“Delneri ha sempre avuto squadre riconoscibili. Ha insegnato tanto. Anche io ho imparato tanto da lui”. Marco Giampaolo non nasconde la sua ammirazione per l’allenatore dell’Udinese. In realtà non l’ha mai fatto. Nemmeno quando la sfida Giampaolo-Delneri si giocava su campi diversi, su panchine diverse. Quelle di Verona ed Empoli. “Lo conosco e stimo moltissimo: l’ho seguito dai tempi del Chievo, ma anche dopo – raccontava Giampaolo prima di una sfida al Bentegodi -. Fa parte della schiera degli allenatori che insegnano calcio. In tanti si sono ispirati a lui”.
Delneri fa scuola dunque, chiedere proprio all’allenatore della Samp che appena uscito dal corso di Coverciano studiò il Chievo del friulano, ("All'inizio della mia carriera, nel 2000, mi accampai per una settimana in tenda per poter seguire il suo modo di lavorare con il Chievo", confessò lo stesso Giampaolo), pur di carpire il più possibile i suoi metodi. Esempio, modello e riferimento; ed ora l’allievo ritrova ancora il suo maestro. “Gigi mi ha sempre trasmesso tanti spunti per potermi migliorare di continuo. Conoscerlo è stata un’emozione”, parole dal passato, ricordi e una stima - come professionista e come uomo - nata da lontano, da quando Giampaolo non allenava ancora mentre Delneri era “l’allenatore del Chievo dei miracoli. E anche il mio riferimento”. Adesso, ancora una volta, avversari, come il più antico degli scontri. Tra l’allievo e il suo maestro.